Nella giungla dei cantieri

Cominciamo subito col dire che in un cantiere edile gli appalti, e nei cantieri più complessi talvolta anche i subappalti, sono di per sé inevitabili. Il cantiere edile è un’opera spesso complessa, in cui circolano professionalità diverse, con contratti di lavoro diversi. La costruzione di un grande edificio come un centro commerciale comporta ad esempio l’installazione di impianti termoidraulici, con lavoratori metalmeccanici, o l’impiego temporaneo di una grande gru a braccio estensibile, noleggiata all’uopo e manovrata da personale specializzato, a cui si applica il contratto della logistica.

Eppure, anche in un porto di mare – così come ovunque – la sicurezza è possibile e conveniente. E una soluzione legislativa ci sarebbe, dai contorni di per sé già chiari e collaudati. Peccato che valga solo per gli appalti pubblici. Chiariamo che, con specifico riferimento alla materia della salute e della sicurezza sul lavoro, il d.lgs. n. 36/2023 non ha apportato modifiche o abrogazioni al d.lgs. n. 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, ma, al contrario, contiene numerosi richiami alle norme di quest’ultimo.

Già con la legge n. 78 del 21 giugno 2022, “Delega al Governo in materia di contratti pubblici”, all’art. 1, comma 2, lett. t), si stabilisce come principio e criterio direttivo che “i costi della manodopera e della sicurezza siano sempre scorporati dagli importi assoggettati a ribasso”. Tale indicazione si pone in linea di continuità con il d.lgs. n. 50/2016 nell’assicurare una tutela rafforzata degli interessi dei lavoratori, richiedendo di indicare in via separata il costo della manodopera e gli oneri di sicurezza.

In particolare, in relazione all’indicazione del costo della manodopera, occorre osservare l’art. 41, commi 13-14, d.lgs. n. 36/2023, con cui si prevedono i parametri per la determinazione dei costi della manodopera i quali, in ogni caso, “… sono scorporati dall’importo assoggettato al ribasso”. Viene tuttavia riconosciuta la possibilità per l’operatore economico di dimostrare che il ribasso complessivo dell’importo deriva da una più efficiente organizzazione aziendale e non da un trattamento deteriore delle condizioni di lavoro. I costi della manodopera e gli oneri aziendali per l’adempimento delle disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, indica l’art. 108, comma 9, d.lgs. n. 36/2023, sono indicati a pena di esclusione. In ogni caso, chiarisce l’art. 11, comma 3, d.lgs. n. 36/2023, gli operatori economici devono garantire ai dipendenti le stesse tutele del contratto collettivo indicato dalla stazione appaltante o dall’ente concedente.

Nel privato invece questi principi di legge non si applicano, ed è giungla. Questo comporta che a rimetterci siano innanzitutto i più deboli, che nel mercato del lavoro non riescono ad inserirsi nelle imprese edili più strutturate. Secondo i dati riportati dal puntualissimo osservatorio dell’Associazione per la Sicurezza sul Lavoro Ruggero Toffolutti, l’incidenza più elevata degli infortuni si registra innanzitutto nella fascia degli ultrassessantacinquenni (138,3), seguita dalla fascia 55-64 anni (60,7). Questo ci dice che un anziano muratore, magari acciaccato, è spesso costretto ad accettare impieghi sottopagati, in nero o più spesso in grigio. E per lo più tralasciando l’applicazione della normativa in materia di sicurezza, che spesso non è nemmeno in condizioni di pretendere. Allo stesso modo e per gli stessi motivi, anche nel 2023 rimane alta la preoccupazione per i lavoratori stranieri: una categoria che si conferma soggetta ad un rischio infortunistico molto più elevato, in ragione spesso di una non adeguata formazione sulla sicurezza. Gli stranieri sono soggetti a un rischio di incidente mortale più che doppio rispetto agli italiani. Tutto torna: 4 delle 5 vittima in Toscana erano stranieri.

Il problema della formazione è un altro aspetto della questione appalti, ed è trasversale. Un maggior numero di professionisti che svolgano attività di vigilanza è sicuramente importante, ma ciò che serve è la diffusione di una cultura della prevenzione, che deve entrare nel tessuto sociale, produttivo e lavorativo. La soluzione non è facile, ma è quella giusta. Un primo problema riguarda le barriere linguistiche che coinvolgono una buona parte di chi opera in subappalto. Se non si può pretendere che un operaio impari l’italiano in pochi mesi, si può pretendere che le istruzioni sulla sicurezza siano per lui pienamente comprensibili. Un secondo problema è che la formazione deve essere erogata durante l’orario di lavoro. Mentre il lavoratore la svolge, quindi, non è operativo per l’azienda. Ecco quindi che spesso la formazione non viene erogata sul campo, ma svolta in maniera fittizia, con professionisti o sedicenti tali compiacenti, che attestano percorsi non fatti.

Ad esempio, presso la Fiera Ambiente Lavoro di Bologna, accanto a professionisti seri, circolano anche standisti che quasi sottovoce spacciano pacchetti di formazione “ad alto rischio” – è proprio il caso di dirlo – a blocchi di 500 per 1.500 €. Formazione generica, registrata e svolta on line e senza interazione con un docente, con test finale praticamente infallibile e certificata “da un ente bilaterale di fiducia”. Testuale. Una soluzione, quindi, può essere da un lato la comunicazione preventiva agli organi ispettivi della formazione, dall’altro la certificazione della medesima secondo regole più stringenti.
In ogni caso, allo stato attuale, di sicuro i fenomeni di dumping contrattuale, la presenza massiccia di partite Iva di comodo (quanti muratori sono stati obbligati a passare dal contratto di lavoro subordinato al cosiddetto artigianato?) e la frantumazione della filiera produttiva in appalti e subappalti, con queste regole, finiscono per tagliare i costi di produzione ed aumentare lo sfruttamento, e di conseguenza il rischio. Ma se la sicurezza a un costo, ne ha uno economico e sociale il non fare nulla, e ben più alto.

Al di là delle motivazioni etiche, pur fondamentali, Inail mette a disposizione delle aziende il software Co&Si, che permette di stimare i costi sostenuti dal datore di lavoro per la salute e la sicurezza, e il potenziale risparmio che un’impresa può ricavare da una sua buona gestione. Perché anche per un committente come Esselunga, al dunque questa razza di giungla di cantiere si è rivelata un pessimo affare.

Davide Vasconi

Pubblicato il 12 Marzo 2024