LGBTQIA+ in piazza: uguali nella diversità

Come ogni giugno siamo al mese del Pride, dove, indipendentemente dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, si celebra l’accettazione sociale e l’auto-accettazione delle persone LGBTQIA+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender, o Transessuali, Queer, Intersessuali e Asessuali) in ricorrenza dei moti di Stonewall avvenuti a New York nel 1969.
Un appuntamento, quello di giugno, che non sempre ho rispettato… Devo dire che mi sono concentrato molto di più sull’altro Pride, quello di tutti i giorni, quello non solo fatto di coming out ma anche di lotta in favore del messaggio di “normalità” che attribuisco alla vita di un LGBTQIA+. La parola d’ordine è uguali sì… uguali nella diversità, perché poi, alla fine, le sensazioni di “farfalle nello stomaco” quando ti innamori, la voglia di stare insieme e di fare l’amore, la voglia di sesso fine a se stesso, i litigi e i problemi nelle coppie, la complicità tra amici nel fare batture sulla bella persona di turno… sono uguali sia per etero che non, ma vanno sdoganate. La gente che ci circonda va educata/abituata non soltanto al concetto di “pari diritti”, ma alla consuetudine di tutto ciò… E allora siamo chiamati al Pride di tutti i giorni, a vivere la nostra LGBTQIA+ con totale disinvoltura, esattamente come gli etero vivono la loro sessualità, affinché arrivi un giorno in cui non ci sarà neanche più bisogno di usare l’acronimo LGBTQIA+….
Senonché stanno passando gli anni e siamo in Italia, probabilmente il Paese occidentale più indietro in tema di diritti, nel quale le speranze per colmare questo gap sono state infrante dall’insediarsi di questo governo, che lentamente sta andando ad erodere tutto ciò che si è faticosamente conquistato.
E’ quindi iniziata una subdola e costante campagna contro le famiglie omogenitoriali da parte della destra, che si sente forte del fatto che, in questo Paese, quella dell’omogenitorialità è una battaglia dura e complessa: le grandi difficoltà in materia di diritti giuridici rendono chi propugna quella battaglia di libertà facilmente aggredibili. Il cavallo di troia per gettare un muro di fango sulla comunità LGBTQIA+ è poi la “gestazione per altri”, pratica largamente diffusa anche dagli etero, ma che per la stampa di questo paese è diventata l’emblema del capriccio della danarosa lobby gay contrapposta allo sfruttamento della figura femminile.
Così, di colpo, spariscono i dibattiti sull’apertura alle adozioni per le coppie gay sia di bambini estranei alla coppia che di figli del partner, nel nome del “contro natura”; in un unico minestrone in cui l’obiettivo è delegittimare le doti di qualsivoglia genitorialità delle persone LGBTQIA+ solo perchè non possono procreare.
Come se per gli etero, durante l’atto di procreazione, ci fosse anche un atto di discesa dello spirito santo con tutte le informazioni del perfetto genitore….
Assurdo e bigotto. Sappiamo benissimo, e lo ha dimostrato anche la scienza, che i bambini hanno bisogno di amore e di riferimenti il più possibile equilibrati che facciano da guida e forniscano loro gli strumenti per essere gli adulti del domani.
Ma oggi il governo, con i fatti di Padova, ha ben mostrato il suo piano di aggressione.
Oggi più che mai dobbiamo dunque essere presenti anche all’altro Pride, quello sotto il sole di giugno, quello carnevalesco, quello del “non ne capisco il senso perchè i diritti già li avete” o quello della volgarità dei centimetri di pelle scoperti…
Sì, bisogna scendere in strada più che mai: le persone che si ritengono libere mentalmente e che aspirano ad una società migliore non possono più procrastinare. E’ ora di scendere in strada in difesa della libertà di espressione a 360° di ognuno di noi, perché oggi ad essere attaccati sono i diritti delle famiglie omogenitoriali, ma domani saranno le unioni civili, poi la libertà di fare l’amore, poi coloro che avranno colori o lineamenti non autoctoni… fino a qualsiasi altra difformità dal pensiero politico dominante. Esattamente come cento anni fa.
Scendiamo in strada affinché la storia non si ripeta. Avete fatto bene a venire in giacca e cravatta o coi colori dell’arcobaleno o con i centimetri di pelle scoperti, comunque vi siate sentiti a vostro agio.
E’ ora che i due pride, quello di tutti i giorni e quello della parata si congiungano in una lotta, decisiva, per non dover più lottare per determinarsi.
Michele Gianfelice
Rsu Comune di Milano

Pubblicato il 27 Giugno 2023