Come riconquistare il pensiero critico

La quarta ed ultima sessione dei lavori a Cinisi ha messo a fuoco il rapporto tra i “poteri” e i cittadini

Per introdurre (e meglio contestualizzare) Marina Boscaino, che ha aperto i lavori della quarta ed ultima sessione a Cinisi nel pomeriggio dell’8 maggio – sessione moderata da Carmelo Chitè – è utile citare parte del commento del Comitato ‘No Autonomia Differenziata’, di cui Boscaino è illustre esponente, all’indomani delle motivazioni della sentenza della Corte costituzionale che, lo scorso 7 febbraio, ha dichiarato inammissibile il referendum: “ I Comitati per il ritiro di ogni Autonomia differenziata esprimono un profondo disappunto nel leggere le motivazioni della sentenza della Corte, in particolare laddove giudica incomprensibile per gli elettori il quesito abrogativo (…). Siamo consapevoli del fatto che l’eventuale abrogazione referendaria avrebbe sortito inevitabili ricadute politiche; esse sono tuttavia connesse alla nuova e finalmente consapevole percezione degli effetti destabilizzanti e iniqui prodotti dal regionalismo differenziato. (…) Riteniamo di dover denunciare il paternalismo politico che ha caratterizzato la decisione della Consulta: il popolo sovrano è stato ritenuto non sufficientemente preparato per esprimersi su un quesito di semplicissima formulazione, efficace sintesi di una questione sicuramente complessa, di cui ormai l’opinione pubblica ha consapevolezza (…). La mobilitazione continua!”.

Se a Cinisi si è discusso, a più riprese, di diritti da difendere o riconquistare, riprendere in mano la battaglia contro ogni autonomia differenziata appare come un tema prioritario, sottolineato da Marina Boscaino nel corso del suo intervento: “Non possiamo lasciar cadere nel dimenticatoio quanto abbiamo fatto – afferma – e dobbiamo tenere una strada aperta qualora il governo voglia andare avanti, perché resta un disegno, a nostro avviso, eversivo”.

Sul ruolo del giornalismo in un’epoca storica così difficile si sofferma invece Gianni Barbacetto, che ha in primo luogo definito meglio l’ambito nel quale opera da decenni: “Non esiste il giornalismo militante, esiste il giornalismo senza aggettivi. Che deve saper raccontare il retrobottega del potere, perché la sua bellissima vetrina ci viene mostrata tutti i giorni”.Lo stato di salute della stampa italiana non è certo ottimale: “Abbiamo una classe giornalistica asservita ai poteri, che fa propaganda – osserva Barbacetto – mentre il sistema informativo sta cambiando faccia”, e non certo in meglio: dinanzi ad un mondo dell’informazione sempre più frammentato e al drastico ridimensionamento della stampa cartacea, “il lettore si sente perso, senza punti di riferimento affidabili – puntualizza Barbacetto – proprio mentre la soglia di attenzione del cittadino si abbassa, per effetto di un sistema informativo malato, lontano dal suo ruolo di dover ‘creare coscienza’. Mentre si affievolisce la voce di istituzioni come le Università pubbliche, che dipendono sempre più da finanziamenti dei privati”. La necessità di educare nuovamente al pensiero critico è impellente, come sottolinea Barbacetto, che invita anche “il sindacato a fare la sua parte per demistificare la logica dei poteri e il loro controllo del linguaggio”. Ecco perché servirebbe un’informazione forte, conclude Barbacetto: “Per sbugiardare le imposture e riprendere il controllo anche sulle parole… non è un caso che il potere attacchi chi prova a fare informazione per davvero”.

Che la stampa sostituisca la propaganda all’informazione lo vediamo peraltro a trecentosessanta gradi, ad esempio quando vorrebbe convincerci della bontà della strategia di riarmo europeo. Su questo aspetto si è soffermato lungamente, con un documentato intervento, il saggista Antonio Mazzeo, che è tornato sulla “guerra a pezzi”, dall’Ucraina a Gaza, fino allo Yemen e a vari Paesi africani, “mentre la crisi strutturale del sistema capitalistico alimenta quelle stesse guerre”. Proprio il progetto ‘ReArm Europe’ “ci aiuta ad unire le forze contro le grandi aziende produttrici di armi – sostiene Mazzeo – esattamente come avvenne ai tempi di Comiso: è necessario ritrovare una forte coesione contro un modello economico e produttivo incentrato sulla guerra”.

Contro la politica di riarmo su cui si è soffermato Mazzeo, si è opposto in Parlamento e in piazza il Movimento 5 Stelle, ricorda il deputato Davide Aiello: “Ci siamo opposti e ci continuiamo ad opporre a quella politica, e dobbiamo anche essere partigiani della Costituzione”. Perché i diritti sanciti sulla Carta a difesa dei lavoratori “vengono sistematicamente violati e sono aumentati moltissimo i poveri”, osserva Aiello, secondo cui “attorno al 10% dei dipendenti non riesce più ad assolvere ai bisogni primari”. Perciò, conclude Aiello, “avevamo introdotto il salario minimo, non a caso affossato da questo governo, che ora sta infatti cercando di boicottare il referendum”.

Quella che si “giocherà” l’8 e il 9 giugno “è una sfida di grande importanza”, afferma Christian Ferrari, Segretario nazionale Cgil. Si tratta di “una battaglia democratica che non riguarda soltanto la nostra Organizzazione, ma tutte le realtà che vogliono favorire un cambiamento radicale del modello sociale e di sviluppo, che non arriverà mai per gentile concessione di qualcuno”. Per la prima volta, dopo trent’anni, aggiunge Ferrari, “abbiamo l’occasione di invertire il corso di una lunga stagione segnata dalla precarizzazione, dall’impoverimento e dalla svalorizzazione del lavoro, per poterci dotare, per la prima volta, di una legge civile sul tema della cittadinanza”. Ferrari entra poi nel merito dei vari aspetti trattati nel corso della ‘due giorni’ di dibattito, con particolare riferimento ai venti di guerra che soffiano in primo luogo in Europa, mettendo in guardia dagli effetti della riconversione economica bellica, ai quali il sindacato non può che rispondere “no, senza se e senza ma”. Battaglia per la pace, battaglia per il salario, battaglia per la riconversione ‘green’: sono i tre punti principali, ricordati da Ferrari, per poter affermare e portare avanti un’idea di società realmente alternativa.

La chiusura dei lavori, dopo due giorni intensi di confronto e dibattito, spetta alla Portavoce nazionale dell’Area ‘Le Radici del Sindacato’, Eliana Como, a cui abbiamo dedicato l’apertura di ‘Progetto Lavoro’.

Pa. Rep.

Pubblicato il 16 Maggio 2025