Autonomia differenziata: una scelta sbagliata

L’implementazione dell’autonomia differenziata, sebbene possa sembrare un’opzione per garantire una maggiore flessibilità e adattamento alle specificità regionali, presenta una serie di problematiche che vanno al di là della semplice gestione delle risorse e delle politiche locali. La pesante modifica porterà a discutere della rottura dell’unità dello Stato e dell’aumento delle disparità regionali.

La distruzione del Contratto nazionale
L’autonomia differenziata minaccia la coesione del sistema contrattuale nazionale del lavoro. L’abolizione di un contratto nazionale di lavoro uniforme comporta il rischio di un’accentuata frammentazione delle normative e delle condizioni lavorative tra le diverse regioni. Questo scenario potrebbe favorire la precarizzazione del lavoro e la perdita di diritti acquisiti. In diversi casi si ripropongono le gabbie salariali, vedi alcune recenti uscite del Sindaco Sala a Milano o del presidente della regione a Veneto Zaia che intenderebbero maggiormente appetibili i posti di lavoro poco retribuiti con la riproposizione di una stagione negoziale di livello comunale o regionale.

Differenziazione dell’azione dei salari
La pratica dell’autonomia differenziata può portare a una disparità salariale ancora maggiore tra le diverse regioni. L’assenza di un quadro normativo uniforme potrebbe consentire a certe regioni di adottare politiche salariali più aggressive, mentre altre potrebbero essere costrette a rimanere in posizioni svantaggiate, alimentando così disuguaglianze economiche e sociali.

Differenziazione delle tutele e “rottura” del sindacato
L’adozione dell’autonomia differenziata può comportare la frammentazione delle tutele lavorative e sindacali. La mancanza di un sistema unificato di regolamentazione e rappresentanza sindacale potrebbe indebolire il potere contrattuale dei lavoratori e favorire la nascita di disparità nella tutela dei diritti sul lavoro tra le varie regioni.

Aumento delle differenze in ambito sanitario
L’autonomia differenziata potrebbe accentuare le disuguaglianze già presenti nei settori sanitario, lavorativo e ambientale. La capacità di ciascuna regione di stabilire politiche e standard propri potrebbe portare a disparità nell’accesso ai servizi sanitari, nelle condizioni lavorative e nell’attenzione all’ambiente, creando così un divario sempre più ampio tra le regioni più e meno sviluppate.

Considerazioni sull’indebolimento della Repubblica
La Repubblica italiana, nata sulle lotte contro il fascismo e fondata sui principi di uguaglianza, solidarietà e coesione nazionale, rischia di indebolirsi con l’implementazione dell’autonomia differenziata. L’accentuarsi delle disparità regionali e la frammentazione delle politiche nazionali minacciano l’unità e la coesione dello Stato, mettendo a rischio i valori fondamentali su cui è stata fondata la Repubblica.

Tutti a Napoli il 16 marzo alle ore 14:30
In questo senso, mentre l’autonomia differenziata potrebbe sembrare un’opzione allettante per affrontare le sfide regionali in modo più mirato, è essenziale considerare attentamente le sue implicazioni negative. La rottura dell’unità dello Stato e l’aumento delle disparità regionali, insieme ai problemi legati alla distruzione del contratto nazionale di lavoro, alla differenziazione dei salari e delle tutele, e all’indebolimento della struttura nazionale del sindacato, pongono seri interrogativi sul futuro dell’Italia come Repubblica fondata sui principi di solidarietà e uguaglianza. Nei fatti una classe dirigente politica che non considera seriamente questi rischi ammette la propria inadeguatezza e la scarsa capacità di prospettiva.
Invitiamo quindi tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori a partecipare alla manifestazione di Napoli che si terrà il prossimo 16 di marzo, alle ore 14,30 in Piazza Garibaldi.

Adriano Sgrò

Pubblicato il 12 Marzo 2024