Ucraina: il “generale inverno” non congelerà la guerra geopolitica

Mentre il generale inverno ha congelato la guerra sul terreno, si sta sempre più palesando la natura di una Terza guerra mondiale americana, ibrida (perché condotta anche colla di-sinformazione e i servizi segreti) e di lungo periodo, di cui l’Ucraina è solo un episodio di “guerra per procura”, giocata contro il “multipolarismo” avanzante, per il controllo uni-polare mondiale a cui gli USA non intendono, ad ogni costo, rinunciare.
Per comprenderne i futuri sviluppi, occorre uscire dal falso mito del conflitto iniziato con l’invasione russa, per analizzarne le cause reali. È l’ultimo episodio di una lotta per l’egemonia, scandita dalle “Onde K”, culminanti nelle “peak wars”, le guerre per il pre-dominio economico e politico, di cui le due guerre mondiali rappresentano due episodi d’un unico conflitto “di successione” alla crisi dell’impero britannico, da cui sono usciti vincitori gli USA, dando vita a quel “secolo breve” americano che già mostrava i suoi se-gni di crisi, accompagnata da una fase di austerità, a partire dall’inconvertibilità del dolla-ro nel 1970.
Queste “guerre di successione” sono sempre cruente, perché la vecchia potenza domi-nante, che ha ancora molte armi a proprio vantaggio, cerca di contrastare militarmente l’ascesa dei nuovi pretendenti. Per comprendere l’attuale situazione e le sue prospettive, occorre ricercarne le origini nel percorso del “secolo breve” americano. L’espansione de-gli USA è sempre stata guidata dal “destino manifesto”, per cui Dio li avrebbe chiamati a diffondere nel mondo i valori universali di libertà e democrazia, nella lotta del “bene con-tro il male”, che li ha portati ad oltre 80 interventi militari espliciti all’estero, giustificati come “guerre umanitarie”, a fin di bene, “al di sopra della legge”, come “eccezione” al diritto internazionale, che consente qualsiasi atrocità. Hanno sempre inventato dei “casus belli”, con “false bandiere”, falsi attacchi avversari creati da loro. Già prima della fine della Seconda Guerra mondiale hanno iniziato la preparazione della “guerra fredda” con-tro il comunismo sovietico, con epurazioni maccartiste e il salvataggio, con l’“Operazione Odessa”, dei criminali nazisti utili nella lotta anticomunista (come Klaus Barbie, il “boia di Lione”; Adolf Eichmann, ideatore della “soluzione finale” degli ebrei e tanti altri).
In particolare, l’Italia è stato un paese a “sovranità limitata”, a partire dallo sbarco con gli Alleati di Lucky Luciano, Calogero Vizzini e Vito Genovese, mentre la transizione alla Repubblica fu accompagnata dal governo Badoglio (definito dall’ONU criminale di guer-ra) senza alcuna epurazione dei dirigenti fascisti. Gli Stati Uniti hanno finanziato la scis-sione del PSI e della CGIL e hanno imposto a De Gasperi la cacciata di PCI e PSI dal go-verno di unità nazionale. La NATO viene spacciata come un’alleanza difensiva, ma in realtà è il braccio operativo degli USA per il controllo dell’Europa Occidentale, in cui gli europei non hanno alcuna voce in capitolo, e l’URSS, prostrata da oltre 25 milioni di mor-ti, non aveva alcuna intenzione di impegnarsi in uno scontro con una potenza atomica come gli USA, avallando persino, per gli accordi di Yalta, l’invasione statunitense della Grecia liberata dai partigiani comunisti. In Italia e in tutta Europa operava anche la “Stay Behind”, una struttura paramilitare clandestina anticomunista, guidata dal Comitato clan-destino alleato (ACC), che controllava i servizi segreti dei vari paesi ed era un’emanazione del Comitato di pianificazione e coordinamento, organo di SHAPE (Su-preme Headquarters Allied Powers Europe), controllato dagli Stati Uniti.
In Italia “Stay Behind” assunse il nome prima di “Duca” e poi di “Gladio”, capeggiata da Cossiga, finanziata e agli ordini della CIA, per operazioni di sovversione e di guerra non convenzionale, affiancata dai “Nuclei di Difesa dello Stato” o “Legioni”, della “Rosa dei Venti” padovana, (emersa nella “strage di Piazza Fontana” e nel “Piano Solo”), dalla P2 di Gelli, e dall’“Anello” o “Noto servizio”, fondato per le operazioni sporche dal generale Mario Roatta, ex capo del SIM, il servizio segreto della Repubblica Sociale Italiana, agli ordini di Andreotti.
Nel 2000, un rapporto nella “Commissione stragi” concludeva che la strategia della ten-sione era stata sostenuta dagli Stati Uniti per “impedire al Pci, e in certo grado anche al Psi, di raggiungere il potere esecutivo nel paese”, usando organizzazioni eversive fasci-ste (definite “utili idioti”), nelle “stragi di stato”, ivi compreso, come sembra dalle ultime indagini, l’assassinio di Moro, a cui Kissinger aveva più volte intimato di desistere dal “compromesso storico”, affermando “o lei la smette o la pagherà molto cara”. La deci-sione di Nixon di effettuare il golpe cileno sarebbe stata motivata per evitare un contagio emulativo in Italia.
Il rapporto fra le due superpotenze era basato sull’“equilibrio del terrore”, con la minac-cia di rappresaglie atomiche, ma. dopo la morte di Stalin, l’URSS aveva inaugurato la po-litica della “coesistenza pacifica”, rallentando la “corsa agli armamenti” coi trattati sul disarmo e con la “distensione”, poi cancellata da Carter. Gorbačëv l’aveva rilanciata pro-ponendo l’abolizione di tutte le armi atomiche entro fine millennio e firmando con Rea-gan la dichiarazione congiunta che “una guerra nucleare non potrebbe essere vinta e, pertanto, non dovrà mai essere combattuta”.
Nel ’90 Gorbačëv aveva consentito l’unificazione tedesca e la sua adesione alla NATO, avendo ottenuto l’assicurazione che questa non si sarebbe spinta neppure di “un pollice” ad est, e dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia, Bush senior s’era dichiarato contra-rio all’indipendenza ucraina e Clinton aveva accettato la “Partnership per la Pace”, per un’integrazione della Russia nella NATO come nuova struttura di sicurezza reciproca eu-ropea. La caduta dell’URSS e del “comunismo reale” che ha favorito il “multipolarismo”, ha segnato l’affermazione dei “neocon” del “Project for the New American Century (PNAC)”, sostenitori della “Dottrina Wolfowitz” che intendeva difendere il ruolo degli USA come unica potenza globale prescindendo dal consenso dell’ONU, usando ogni mezzo, comprese le “guerre ibride”, unilaterali e segrete e la sovversione per i cambia-menti di regime, combinando sanzioni economiche, attacchi informatici, manipolazione dei media con la diffusione di materiale falso (fake news), sobillazione delle proteste di massa per fomentare disordini come nelle “rivoluzioni colorate”, promosse in Georgia, Ucraina e Kirghizistan per l’accerchiamento della Russia. Gli USA hanno ripudiato i trat-tati sugli armamenti nucleari e bandito la politica della “deterrenza”, convinti di poter lanciare il “primo colpo” nucleare, bloccando il contrattacco avversario con le “guerre stellari”.
Il loro vero nemico strategico era la Cina, per impedirne il sorpasso economico e tecnolo-gico, ma volevano impedire anche la cooperazione pacifica fra Europa e Russia, che avrebbe costituito il maggior polo economico mondiale, per ridimensionare sia la UE (con la Brexit) che la Russia. Secondo Halford Mackinder. “chi possiede l’Heartland (ovvero l’Asia centrale) possiede l’Eurasia, e chi possiede l’Eurasia possiede il mondo”, e, data la posizione geografica della Russia e il valore crescente delle sue risorse naturali, gli appe-titi predatori degli USA sui suoi territori sono enormemente cresciuti. Zbigniew Brzezin-ski, fondatore della Commissione Trilateral, voleva spaccare non solo l’URSS ma anche la Russia, da spartire in tre stati (Russia europea, Siberia ed Estremo oriente), perché “il primato globale dell’America dipende direttamente da quanto tempo e quanto efficace-mente viene mantenuta la sua preponderanza nel continente eurasiatico” e secondo Ro-bert Gates, ex Segretario alla Difesa, “quando l’Unione Sovietica stava crollando, alla fi-ne del 1991, Dick Cheney (vicepresidente USA) voleva vedere lo smantellamento non so-lo dell’Unione Sovietica e dell’Impero russo, ma della Russia stessa, perché non avrebbe mai più potuto essere una minaccia”. Un rapporto del Congresso sosteneva che “il nostro primo obiettivo è impedire il riemergere di un nuovo rivale, sul territorio dell’ex Unione Sovietica o altrove”. Naturalmente, tutto era sempre giustificato con la diffusione della democrazia, ma la sua falsità è chiarita dalla “Dottrina Kirkpatrick”, secondo la quale gli USA non avrebbero dovuto favorire il rovesciamento delle dittature di destra, mentre il rovesciamento dei regimi di sinistra era a volte essenziale per fermare l’espansione degli interessi sovietici. Era la giustificazione del golpe cileno. La “Rand Corporation” aveva progettato una guerra per ridimensionare la Russia, usando la tal fine l’Ucraina, aumen-tando le truppe della NATO sul confine russo, la presenza della flotta e dei sommergibili nucleari statunitensi nel Mar Nero, dispiegandovi i missili anti-nave, ma calibrando atten-tamente l’intervento, per evitare un conflitto atomico più ampio. Anche la guerra alla Ser-bia, alleata alla Russia, era parte della strategia di accerchiamento. Nel vertice del 2008 a Bucarest, la NATO ha deciso l’ingresso futuro di Georgia e Ucraina e nel 2014 ha varato il Readiness Action Plan (Rap), che prevede il rafforzamento del pattugliamento aereo e navale e il dispiegamento di più forze di terra lungo il confine molto più lungo con la Russia, che si è sentita minacciata. Anche Svezia e Finlandia avevano firmato accordi per mettere il proprio territorio a disposizione delle truppe statunitensi. La NATO è stata tra-sformata da una organizzazione di controllo anticomunista nell’Europa occidentale in una coalizione aggressiva antirussa operante su scala mondiale, adottando l’“Anaconda Loop”, il “cappio dell’Anaconda”, suggerito nel 1890 dal contrammiraglio americano Al-fred Mahan, per strangolare la Russia con un anello di stati ostili. Sono state così strac-ciate le promesse di non estendere la NATO ad est, spostandola di 1500 chilometri fino ai confini russi, inglobando 14 paesi dell’ex blocco sovietico, istallandovi basi e missili atomici. Per molto meno Kennedy aveva minacciato una guerra nucleare per Cuba, ma la Russia, in una condizione di grande debolezza, non era stata in grado di reagire, ma ave-va posto un limite all’attacco USA, chiedendo di mantenere la neutralità dell’Ucraina, sia perché non esistevano barriere naturali per una eventuale invasione, che per il fatto che l’Ucraina, dove è nata la Russia oltre un millennio fa, è sempre stata solo un’espressione geografica (“u Krajna”, sul confine), unita alla Russia da 5 secoli, non è mai stata uno stato separato fino al crollo dell’URSS, vi sono nati o vissuti i maggiori scrittori e poeti russi (Gogol, Bulgakov, Achmatova, Babel’, Grossman, Puškin, Čechov e tantissimi al-tri), vi sono nati molti politici russi (Trotzky, Chruščëv, Brežnev, ecc.), mentre Taras Ševčenko, il padre della lingua ucraina (intercomprensibile col russo e fino al secolo scorso usata solo per poesie e canzoni) aveva scritto poesie in ucraino e russo ma prose solo in russo (analogamente a Belli e Porta in Italia).
Dunque, il conflitto in Ucraina non è frutto dell’imperialismo russo ma è una guerra di li-berazione nazionale contro l’oppressione nazista (come quella con la repubblica Sociale in Italia). Il popolo ucraino è qualcosa che non esiste: i popoli ucraini sono due, uno sto-ricamente galiziano, con capitale a Leopoli, cattolico, di lingua ucraina, ferocemente anti-russo e collaborazionista con i nazisti, l’altro ad oriente e sud, con centro a Karkov e Odessa, di lingua russa, religione ortodossa e protagonista dell’eroica resistenza antinazi-sta. In questa situazione i neocons hanno progettato l’operazione Ucraina, finanziando la “rivoluzione arancione” che ha aiutato il candidato presidenziale filo-occidentale Viktor Yushchenko a sfidare i risultati elettorali, prendendo il potere col sostegno dei gruppi neonazisti ed iniziando la glorificazione degli ex criminali nazisti galiziani dell’OUN, Stepan Bandera e Roman Shukhevych, capi del battaglione nazista “Nachtigal” e delle “Waffen-SS Galizien”, autori dello sterminio di circa 800.000 ebrei, russi e polacchi. Sal-vati dagli americani, sono stati proclamati eroi nazionali, dichiarando festa nazionale la loro data di nascita, con l’emissione di francobolli commemorativi e l’erezione di centi-naia di monumenti in loro onore in tutta l’Ucraina occidentale. I neonazisti affermano la superiorità della “nazione ucraina” e sostengono la pulizia etnica dei russofoni, perché “non dovremmo aver paura che le persone ci maledicano per la nostra crudeltà, lasciate che rimanga la metà dei quaranta milioni di abitanti ucraini, non c’è niente di terribile in questo”. Nel voto all’ONU per la condanna della glorificazione del nazismo negli anni recenti, si sono opposti solo gli USA e l’Ucraina.
Nel febbraio 2014 gli USA, con due milizie naziste provenienti dalla Galizia, usando cec-chini dell’esercito georgiano che hanno sparato sulla folla e sulla polizia ucraina, hanno effettuato il golpe di Maidan, con il sostegno di Biden, allora vicepresidente, e la presen-za in piazza della Nuland, neocon della Segreteria di Stato, che ha dettato la lista del go-verno golpista (con ministri nazisti e americani naturalizzati ucraini seduta stante, e che ha risposto alle obiezioni europee col famoso “fuck Europe”, “fottere l’Europa”). Biden ha imposto il proprio figlio Hunter (cioè “cacciatore”!) nel Consiglio di amministrazione della Burisma, facendo rimuovere il magistrato che indagava sulla vicenda, e costruito presso il confine russo almeno 30 laboratori biologici, vietati dagli accordi internazionali, del Bioweapon lab della Defense Threat Reduction Agency del Pentagono che col pro-gramma UP-8 hanno effettuato esperimenti con virus da combattimento, producendo al-cune epidemie sperimentali geneticamente selettive.
Dopo il golpe è stato proibito l’uso della lingua russa, prima ufficiale e conosciuta da tut-ta la popolazione, e imposto quello dell’ucraino, noto solo nella Galizia e nell’Ucraina occidentale. Il golpe ha prodotto la secessione della Repubblica della Crimea (che era sta-ta regalata simbolicamente da Chruščëv, ma sempre all’interno dell’URSS), convalidata da un referendum plebiscitario, e delle due repubbliche autonomiste del Donbass, che non hanno partecipato alle successive elezioni, non riconoscendo il governo golpista. È inizia-ta così una feroce repressione da parte di oltre 40 battaglioni neonazisti (con simboli nazi-sti come la svastica, il Wolfsangel e il sole nero), inquadrati nella Guardia nazionale ma del tutto autonomi, accusati, dall’Alto Commissariato dell’ONU per i Diritti Umani e da Amnesty international, di atrocità, dell’uso di civili e di ospedali come scudi umani, di carceri clandestine con camere di tortura, di massacri indiscriminati, dell’uso di milizie dell’ISIS, dell’uccisione di funzionari pubblici da loro indesiderati, con almeno 19.000 morti. Il loro obiettivo è la pulizia etnica dei territori russofoni, che ha prodotto 3 milioni di profughi verso la Russia. Francia, Germania, Russia e Ucraina avevano firmato l’accordo di Minsk che prevedeva l’autonomia delle repubbliche nell’ambito dello stato ucraino, ma la firma ucraina è stata subito ritirata per l’opposizione degli USA e la mi-naccia dei battaglioni nazisti di marciare su Kiev per deporre il governo. La Russia ha più volte invitato gli USA a cessare l’aggressione, ed è poi intervenuta in Ucraina allo scopo di prevenire una massiccia invasione del Donbass da parte delle truppe ucraine col sup-porto di istruttori della NATO, prevista per marzo, che avrebbe comportato il genocidio della popolazione civile.
Alla luce degli obiettivi più generali di cui la guerra in Ucraina è solo un episodio, è pos-sibile tracciare un bilancio dei suoi effetti e delle sue prospettive future. Gli USA hanno raggiunto buona parte dei loro obiettivi, di rompere la collaborazione pacifica fra l’UE e la Russia e indebolire sia la Russia (anche per un cambio di regime o una frantumazione in vari stati), che l’UE, riportandola sotto stretto controllo. Riescono a vendere a carissi-mo prezzo il gas di scisto, di bassa qualità e altamente inquinante, che prima era fuori mercato. Si preparano al futuro scontro con la Cina, con la visita della Pelosi e con la for-zatura dei confini marittimi, come preludio ad un successivo conflitto più allargato. Han-no effettuato le esercitazioni militari NATO “Pitch black” in Australia con tutti gli alleati degli USA, per costruire una NATO mondiale e stringere il cappio oltre che alla Russia, anche alla Cina. Si accompagna all’estensione a 14 paesi, Italia compresa, dell’accordo “Five eyes” dei servizi segreti in funzione antirussa e cinese, e a 7 paesi (5 più Francia e Germania) per la militarizzazione dello spazio. Anche se si parla di divergenze fra il ge-nerale Mark A. Milley, fautore delle trattative, e il Consigliere per la Sicurezza nazionale Jacob Sullivan, sostenitore come Biden del conflitto ad oltranza, è ovvio che i neocon americani intendono proseguire la guerra il più a lungo possibile, per sfiancare Russia ed Europa, senza effettuare un coinvolgimento diretto della NATO, a cui puntano gli ucraini con i loro attacchi missilistici di “falsa bandiera” alla Polonia e al territorio russo. La Russia, che secondo i vari osservatori militari, è stata costretta ad entrare nel conflitto per ragioni di sopravvivenza, non può rinunciare al controllo del Donbass e alla neutralità dell’Ucraina, senza rischiare la propria dissoluzione. L’Europa paga il prezzo più alto, economico (le sanzioni fanno più danni a sé stessa che alla Russia) e politico, con fratture profonde che mettono a rischio la sua stessa sopravvivenza, spingendo i governi europei verso la destra radicale (come in Italia o in Svezia, dove la coalizione è dominata da un partito neonazista), mentre i partiti socialdemocratici e popolari sono allineati alle posi-zioni guerrafondaie e neoliberiste USA, alienandosi i voti del proprio elettorato. La politi-ca tedesca del “Drang nach Osten” che ha favorito l’ingresso dei paesi dell’est alla UE, vi ha incluso paesi autoritari che rispondono agli interessi USA dividendo la UE. La Germania cerca un proprio percorso politico ignorando gli interessi dei partner europei, con enormi investimenti militari che dovrebbero farne il terzo paese più armato del mon-do. Quando i tedeschi pensavano di ripristinare l’utilizzo dei Nord Stream, la Gran Breta-gna li ha sabotati per conto degli USA, con un atto di guerra che la Germania ha scelto di ignorare. Dunque l’Europa è divisa e sempre più inesistente, soggetta ai diktat USA e quindi votata al proprio suicidio. L’unico riscatto possibile, di cui però non si scorgono neppure le premesse, è la ricostruzione di una sinistra europea anti-neoliberista e antiNA-TO, pacifista e capace di rispondere ai bisogni popolari. Ma la strada sembra molto lunga e irta di difficoltà.
Giancarlo Saccoman

Pubblicato il 9 Gennaio 2023