L’insicurezza? Un’emergenza rimossa

Il nesso tra infortuni e gravi regressioni su diritti al centro delle conclusioni dell’assemblea del 27 maggio su Esselunga, conclusa da Eliana Como alla Camera del Lavoro di Milano

Non è normale, non stiamo parlando di aziendine artigiane da sottoscala, ma di veri padroni del vapore”. E’ sacrosanta l’indignazione di Eliana Como, durante le sue conclusioni dell’assemblea su Esselunga alla Camera del Lavoro di Milano, perché il dramma-insicurezza non ha a che fare soltanto con la parcellizzazione di tanti segmenti produttivi, ma è un vero e proprio cancro che coinvolge aziende pubbliche, grandi gruppi industriali: “Stiamo parlando degli effetti della logica di appalti e subappalti – ha ricordato la Portavoce dell’area ‘Le Radici del Sindacato’ – perché per la costruzione del supermercato Esselunga a Firenze c’erano 30 aziende per 60 appalti. E in dieci mesi abbiamo contato quattro stragi sul lavoro, in aziende come Enel, Ferrovie dello Stato, una società partecipata del Comune di Palermo ed Esselunga: ecco perché è necessaria una mobilitazione permanente”.

E’ a monte, al livello del sistema legislativo, che bisognerebbe lavorare. “Basti pensare che lo stesso giorno della strage di Firenze sono morti in giro per l’Italia altri otto lavoratori, del tutto dimenticati: è fin troppo evidente che bisognerebbe aumentare i controlli”. E invece il governo spinge per l’autonomia differenziata, “che, al contrario, aumenterebbe le già evidenti disparità territoriali persino sul tema della sicurezza, peraltro già oggi fin troppo regionalizzata”.

Tra la strage di Firenze alle ordinariamente tristi e le quotidiane storie di lavoro nei supermercati milanesi c’è un filo conduttore, che pone l’attenzione sulle due facce della medaglia riguardanti la subcultura del lavoro: la paura e il ricatto, esercitati nei confronti dei lavoratori posti in condizione di debolezza perché precari o in condizioni di subordinazione psicologica, da un ambiente aziendale intimidatorio. “In assemblea stato citato il Covid – ha osservato Eliana Como – e da bergamasca non potrò mai dimenticare o sottovalutare: così come a Brandizzo, a proposito di quella strage sui binari, si diceva ‘se passa il treno, spostati’, durante la prima fase pandemica, quando le persone morivano come mosche, si negava la realtà e in alcuni supermercati si è arrivati ad impedire di utilizzare le mascherine, per non spaventare i clienti”.

La retorica ufficiale definiva quei lavoratori “eroi” (“Ma il termine eroine non l’ho mai sentito”, ha chiosato Como a riguardo), eppure dall’inizio della pandemia, a contratto scaduto, “i lavoratori del commercio e dei servizi dovettero aspettare cinque anni per il rinnovo; e gli aumenti sottoscritti anche dalla Filcams non coprono che una parte dell’inflazione”. Perché le retribuzioni basse sono figlie di quella precarietà “che nemmeno il referendum della Cgil, ammesso che tutto fili liscio e a dispetto di ciò che dice Landini, potrà abolire: è da 25 anni – ha concluso la Portavoce dell’area ‘Le Radici del Sindacato’ – che ci portiamo dietro gli effetti di leggi sbagliate e iperliberiste e siamo dunque attesi da una battaglia di lunga lena per riconquistare diritti e tutele”.

Dav. Vas.

Pubblicato il 11 Giugno 2024