La lunga marcia per i diritti, i salari e l’occupazione

Lo sciopero del 16 dicembre e la programmazione delle varie iniziative territoriali hanno segnato una montante consapevolezza riguardo alla prossima manovra del Governo.
Si tratta di definire adesso la scadenza delle prossime iniziative, poiché di fronte ad un Esecutivo che ostenta sicurezza e forza nei numeri dei propri sostenitori parlamentari non è immaginabile una strategia che preveda la rarefazione delle mobilitazioni.
Nel pubblico impiego si vive una situazione straordinaria, a seguito del continuo depauperamento degli organici: pensiamo all’attuale condizione degli ospedali e in ogni pronto soccorso, ad esempio, e non va certo meglio per Vigili del fuoco, docenti e insegnanti di ogni ordine e grado. La manovra finanziaria tace su questi aspetti e omette il finanziamento per i rinnovi dei contratti, oramai scaduti da un anno e con un potere d’acquisto falcidiato dall’impennata dei livelli di inflazione.
Vi è quindi una grave distrazione di risorse su provvedimenti che strizzano l’occhio ad evasori e lavoratori autonomi, senza peraltro considerare nello specifico le figure che avrebbero bisogno di maggiore sostegno.
Ritengo quindi giusto che la Cgil tessa una fitta rete di interlocuzioni con chi si sta schierando nettamente su questi temi, per la pace e contro le misure che provocheranno un impoverimento di fette importanti della popolazione.
La nostra Confederazione fa bene a ritenere errata la cancellazione del reddito di cittadinanza, mentre sostiene che occorre investire per la creazione di nuovi posti di lavoro di qualità.
Adesso si tratta quindi di continuare a far crescere la consapevolezza intorno alle questioni di fondo: riforma delle pensioni, rilancio del finanziamento per il Servizio sanitario nazionale, lotta all’evasione e riforma del fisco, aumento dei salari e lotta al precariato e alla disoccupazione.
Si consideri quindi lo sciopero del 16 dicembre come una tappa fondamentale per un impegno che non sarà probabilmente semplice o di facile realizzazione.
Il congresso stesso della Cgil ci consegna la necessaria rivisitazione dei nostri meccanismi di partecipazione. E dobbiamo riavvicinare il baricentro della nostra iniziativa ai luoghi in cui si producono le grandi ingiustizie sul lavoro e sui diritti.
Potremo contare, in questo caso, sulla forza e sul ruolo che in tanti ancora riconoscono al sindacato ed in particolare alla Cgil.
Ma non possiamo e non dobbiamo fermarci. Anzi: di fronte all’arroganza del Governo, è opportuno e urgente che si torni alle originarie forme di mobilitazione, continue e diffuse, senza incertezza e senza arretrare di un millimetro.
Adriano Sgrò
Coordinatore nazionale ‘Democrazia e Lavoro’ CGIL

Pubblicato il 21 Dicembre 2022