Eliana Como: “Che sia un autunno di lotta”

“Il 20 luglio, davanti alla Camera dei Deputati, è nato il comitato di sostegno alla legge di iniziativa popolare (LIP) sul salario minimo legale: ha aderito l’area ‘Le Radici del Sindacato’ Cgil, insieme a soggetti del sindacalismo di base e della sinistra radicale, con firme importanti del mondo della società civile: pensiamo a Bellofiore, Vertova, Agnoletto, Ovadia Flores Davanzati, Tomaso Montanari e tanti altri”.

Eliana Como, che de ‘Le Radici del sindacato’ è portavoce nazionale, introduce la chiacchierata con ‘Progetto Lavoro’ mettendo sul piatto la portata-principe dell’agire sindacale per i mesi a venire. Ossia la battaglia su un tema tanto urgente e non semplice da sbrogliare, considerando i rapporti di forza parlamentari e anche le resistenze che non mancano in parte del sindacalismo confederale.

Perché il tema del salario minimo legale è così decisivo?
La risposta è nelle condizioni materiali delle lavoratrici e dei lavoratori, dei più precari e non soltanto. L’impoverimento dei salari è sotto gli occhi di tutti, le famiglie arrivano a rinunciare a curarsi, schiacciate fra i tempi di attesa della sanità pubblica e l’impossibilità economica a ricorrere al privato. Dall’altra parte ci sono economiste come Elsa Fornero che ci hanno spiegato che 9 euro di salario orario sarebbero “un po’ troppi”. Beh, si potrebbe fare a cambio con il suo, visto che lei ne guadagna almeno 70…

Come andrebbe concepita una riforma così importante?
Alla tedesca, cioè non alternativa alla contrattazione, come soglia minima sotto la quale nessun contratto nazionale, in alcun settore, possa scendere. E 10 euro vanno intesi come il minimo orario lordo dei contratti nazionali, quindi non comprensivi degli istituti (ferie, tfr, indennità turni…). Abbiamo già organizzato sul tema, per il 6 settembre, un seminario di formazione online, proprio su salario e busta paga.

Anche la Cgil ora è d’accordo sul salario minimo…
Sì, finalmente. Ed è un bene, anche se temo che non ci sia stata una discussione interna sufficiente su questo, con il rischio che – aldilà delle dichiarazioni stampa del Segretario generale – non ci sia poi la necessaria consapevolezza nell’Organizzazione. Non è un mistero che nelle categorie più forti ci sia resistenza sul tema del salario minimo. Tant’è che nel documento congressuale della maggioranza, presentato a Rimini, si parlava di salario minimo in relazione alla riforma della contrattazione, quindi come estensione erga omnes dei contratti nazionali. Ovvero il minimo salariale in ogni settore avrebbe dovuto essere quello definito dal relativo contratto nazionale firmato dai sindacati più rappresentativi. Tale approccio – che è molto diverso da ciò che viene proposto oggi – non va bene: perché non si può ignorare che molti contratti nazionali hanno minimi orari tra i 7 e gli 8 euro; quello della vigilanza privata ha un minimo di poco più di 5 euro. Quindi? Il salario minimo andrebbe forse inteso a 9 euro per i metalmeccanici e a 7 per il turismo? Oppure a 9 euro per tutti, come stiamo dicendo oggi?

Resta il fatto che la Cgil nel suo insieme è intenzionata ad appoggiare questa battaglia…
La Cgil ha dunque cambiato idea, il che per noi è positivo: evidentemente il fatto che le opposizioni in Parlamento si siano sono messe d’accordo su un’unica proposta di legge di salario minimo a 9 euro ha contribuito in modo decisivo. Ma quando abbiamo fatto notare la circostanza all’ultima Assemblea generale, Maurizio Landini ha risposto che non è vero, aggiungendo che in tutti i documenti avrebbe sempre sostenuto il salario minimo così come viene proposto oggi, e allo stesso modo lo aveva sottolineato nella sua relazione introduttiva al Congresso di Rimini. Saremmo noi ad essere stati poco attenti. Ma non insisto: i documenti sono disponibili, ognuno potrà andare a verificare. Mi permetto soltanto una battuta: speriamo che siano d’accordo con Landini tutti i segretari delle Categorie…

Ci sono due temi che si incrociano: la risposta sindacale alle enormi inadeguatezze del governo Meloni e l’auspicio di una legge di iniziativa popolare (LIP) delle opposizioni sul salario minimo legale a 9 euro, che corre in parallelo alla disponibilità della Cgil in tal senso. Come dipanare la matassa?
Innanzitutto, nell’ultima Assemblea generale Cgil sono state decise varie iniziative, ma senza la necessaria chiarezza: perciò come area ‘Le Radici del Sindacato’ ci siamo astenuti, anche a proposito dello sciopero generale. Sia chiaro: è ovvio che siamo d’accordo sullo sciopero, ma CGIL continua a non essere chiara sulla sua tempistica… Non è indifferente se arriveremo allo sciopero ad ottobre, come io auspico, piuttosto che a novembre o a dicembre, magari a ridosso di Natale come nel 2021 e nel 2022.
Un altro elemento di mancata chiarezza deriva dalla decisione, assunta dall’Assemblea generale, di consultare in modo certificato i lavoratori e le lavoratrici a settembre, senza aver definito su che cosa esattamente dovremmo consultarli: se li faremo votare sui contenuti della nostra piattaforma, sarebbe giusto, ancorché complicato, perché avremo poco tempo; se invece si pensa di farli votare sull’impegno alla mobilitazione e allo sciopero, non siamo affatto d’accordo. Perché sono convinta che non possiamo affidare ai lavoratori la scelta di decidere uno sciopero. Questo passaggio, se così fosse, sarebbe populista. Siamo invece noi che dobbiamo decidere lo sciopero, per poi costruire il “clima”, il consenso e la credibilità attorno alla nostra proposta.

E a proposito invece della proposta di LIP delle opposizioni?
Nel corso dell’ultima Assemblea nazionale, la Cgil ha espresso il suo consenso sull’utilizzo di quello strumento, qualora non dovesse passare la proposta depositata in Parlamento. Ma, anche in questo caso, su cosa esattamente intendiamo impegnarci? Su quale proposta? Se fosse, ad esempio, sul testo proposto dalle opposizioni in Parlamento (Pd M5S e altre) francamente avrei delle perplessità. In particolare, sul fatto che tale proposta demanda alla Legge di Bilancio, cioè alla fiscalità generale e non alle imprese, l’onere di stanziare le risorse per un eventuale adeguamento dei salari minimi orari nei settori nei quali si attesta sotto i 9 euro. Il punto, in questo momento, non è tanto questionare sul minimo di 9 o di 10 euro, bensì sul principio che l’onere ricada su tutti e non su chi ha incamerato in questi anni enormi extraprofitti.

Occorre aggiungere che serve un’adeguata mobilitazione “dal basso” per orientare in un senso e nell’altro i temi strategici sui quali stiamo ragionando…
Direi che è proprio questo il tema principale per un’organizzazione sindacale di massa: dobbiamo costruire nel Paese la mobilitazione necessaria sul salario minimo, per poter ottenere risultati. Il governo e le imprese non ne vogliono sapere di vararlo. E le opposizioni, soprattutto il PD – che ora lo propone – scontano la contraddizione che fino a un anno fa erano al governo e non lo volevano. Dopodiché, se si determineranno le condizioni per una LIP sostenuta dalla Cgil, sarà in ogni caso positivo. Perché significherà aver aperto innanzitutto un dibattito nel paese, che aiuterà anche la LIP di Unione Popolare.

Abbiamo finora messo a fuoco l’agenda a partire dai primi di settembre. Di mezzo c’è un’estate rovente, con la sicurezza dei lavoratori messa a rischio anche dai fattori ambientali.
E’ inaccettabile lavorare con questo caldo, soprattutto in alcuni settori: in fabbrica (la maggior parte non sono raffrescate), in agricoltura, per strada, all’aperto nei cantieri. L’INPS ha esteso proprio in questi giorni la possibilità di poter utilizzare la cassa integrazione anche nei luoghi chiusi quando si superano i 35 gradi. Bene, ma se la cassa non viene chiesta dalle aziende, perché hanno necessità di lavorare, noi non abbiamo strumenti se non lo sciopero. Che ha possibilità di riuscita soltanto laddove sei presente e hai la forza per rivendicarlo.
Il problema va affrontato alla radice: con la riduzione per legge dell’orario di lavoro a parità di salario nei periodi più caldi. E con incentivi alle imprese che investono su sistemi di raffrescamento. E’ intollerabile – e invece sta accadendo in questi giorni – che i lavoratori muoiano sul posto di lavoro per il caldo. Nel settore metalmeccanico spesso i padroni ti rispondono che i capannoni sono troppo grandi e non si riesce a raffrescarli, ma è semplicemente falso. Basti pensare ai centri commerciali, che sono enormi e per attirare i clienti sono freschissimi, spesso pure troppo. Il punto è che raffrescare ambienti estesi costa e le imprese non vogliono tirare fuori i soldi. Arriviamo al paradosso che in alcune fabbriche i condizionatori ci sono ma vengono utilizzati per raffrescare le macchine, per evitare che si surriscaldino, e non a beneficio dei lavoratori.

Il tema riguarda la salute del mondo del lavoro e investe anche, fino in fondo, il futuro di tutti e tutte…
Certo, va affrontato seriamente il tema del riscaldamento globale e della crisi climatica, su cui la comunità scientifica da decenni ci ha messo in allerta. Chi la nega, mente sapendo di mentire. Dobbiamo avere consapevolezza che la crisi climatica ha effetti “di classe”: la paga chi ha meno risorse. Se in Parlamento o a palazzo Chigi si rompesse l’impianto di condizionamento, in questi giorni, andrebbero comunque a lavorare? Anche per questo dobbiamo sostenere le lotte dei movimenti ambientalisti, da FFF a Ultima Generazione e soprattutto opporci alla loro criminalizzazione, esercitata da un lato con l’aumento delle pene per decreto e, dall’altro, linciandoli al cospetto dell’opinione pubblica.

Chi potrà andare in ferie, cercherà di riposarsi. Ben sapendo che la ripresa sarà dunque parecchio impegnativa…
Dopo un anno intero così impegnativo – tanto più per noi della Cgil, impegnati anche nel Congresso – siamo tutte e tutti molto stanchi. Esprimiamo solidarietà a chi continuerà a lavorare in agosto, soprattutto nel settore del turismo, là dove il modello occupazionale è diventato insostenibile, tra bassi salari, precarietà, orari da 12 ore al giorno e senza turni di riposo. Ma chi può si riposi e si ricarichi. Perché a settembre avremo bisogno di molta energia.

Paolo Repetto

Pubblicato il 25 Luglio 2023