Comune di Milano: la situazione è insostenibile

Intervista ad Adriano Sgrò: “Il Personale si è ridotto di 1.300 unità e continua a perdere salario”

Crisi nel rapporto tra lavoratori e organizzazioni sindacali; scarsi investimenti sul piano occupazionale; contratti scaduti e non rinnovati; penalizzazioni per il Personale più esperto; licenziamento dei precari. E’ un vero e proprio grido di allarme quello lanciato da Adriano Sgrò – componente dell’Assemblea nazionale Cgil, delegato Fp-Cgil e storica guida dei lavoratori del Comune di Milano – mentre snocciola le importantissime criticità che caratterizzano il pubblico “polmone” del capoluogo lombardo.

“Credo che la situazione sia davvero critica – spiega Sgrò – ed è sufficiente verificare che cosa è successo nel corso degli ultimi quattro anni e mezzo: il Personale si è ridotto di circa 1.300 unità e le retribuzioni dei lavoratori nell’Ente sono in caduta libera, a causa di contratti bloccati a livello nazionale e di Ente. In soldoni, i lavoratori stanno perdendo circa 170 euro di salario per ogni 1.000 euro: ecco perché non possiamo che ritenere complicatissima la fase che stiamo attraversando”.

Come stanno rispondendo i lavoratori e le lavoratrici di fronte ad una situazione così difficile?

I problemi vissuti dal Personale in materia salariale e su altri aspetti, sui quali poi mi soffermerò brevemente, producono disillusione e sconcerto; sentimenti che non possono che ripercuotersi sulle dinamiche della partecipazione. La maggioranza dei dipendenti (oltre il 60%) non è iscritta a nessuna Organizzazione sindacale e, nelle ultime elezioni delle RSU, la partecipazione al voto è stata di circa il 57% degli aventi diritto. Ciò nonostante, abbiamo registrato interesse e partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori nei confronti di chi prova a difenderne gli interessi e la condizione lavorativa; a maggior ragione, sul tema della partecipazione democratica e del rispetto del mandato dobbiamo agire con cura, proprio perché negli ultimi anni il consenso sindacale è mutato peggiorando.

Come si rapportano, ai lavoratori e alle loro istanze, i delegati Cgil del Comune di Milano, tra i quali è altissima l’adesione all’area de “Le Radici del Sindacato”?

Con altri delegati ho rilanciato la vertenza e spero si arrivi presto ad una mobilitazione con sciopero. Abbiamo insistito nel farlo, a fronte di una prima titubanza delle Segreterie sindacali, che stava provocando il mancato rispetto del mandato dei lavoratori consegnato in due assemblee partecipatissime. La vertenza riguarda la difesa dei servizi pubblici, la valorizzazione del lavoro e la possibilità di adeguare i salari, ormai tra i più bassi del Pubblico Impiego. Stiamo inoltre cercando di contrapporci alla decisione del Comune di Milano di non investire sul piano occupazionale: il nostro Ente ha perso 1.200 dipendenti negli ultimi quattro anni e mezzo e il Personale è in stato di agitazione. Non possiamo nemmeno considerare sotto controllo la dinamica contrattuale: a livello nazionale, i nostri contratti sono scaduti e in questi mesi, a causa dei livelli di inflazione, ogni lavoratore comunale perde 170 euro su mille euro di salario.

Hai qui introdotto il nesso tra la questione “milanese” e il suo rilievo in ambito nazionale. Vogliamo approfondire meglio il tema?

E’ evidente che questa vertenza non possa essere soltanto locale, considerando i numeri del Comune di Milano. Sappiamo altrettanto bene che nelle Pubbliche Amministrazioni, nel giro di un decennio, il Personale sarà dimezzato, soltanto considerando i pensionamenti. Dal canto suo, il Governo ci considera delle zavorre e le nostre piattaforme, su questo punto, sono deboli. Dobbiamo quindi rivendicare con forza maggiori investimenti e sul versante salariale occorre presentarsi al cospetto delle controparti con richieste di 300 euro di aumento: e stiamo parlando soltanto delle cifre che abbiamo perso negli ultimi anni.

Oltre il versante dei mancati investimenti e della contrazione salariale, non mancano anche alcuni problemi “strutturali”.

Vanno denunciate numerose anomalie che il precedente contratto delle Funzioni Locali ci ha consegnato. Qui l’elenco non è nemmeno breve: il sottoinquadramento delle figure intermedie che verranno inquadrate in livello inferiore (da B3 a B1); un doppio livello stipendiale per il personale educativo con una forte penalizzazione per il Personale più esperto; il licenziamento dei precari che hanno raggiunto 48 mesi di servizio e senza la possibilità di stabilizzazione; la cancellazione della dinamica salariale, sia di primo che di secondo livello, tenendo conto che gli aumenti del precedente contratto sono stati di 60 euro medi.

Che fare, dunque?
Occorre una forte mobilitazione sui temi nazionali e locali, cui non sono ancora attrezzate né la Cgil né l’intera compagine sindacale. Ed occorre fare in fretta: perché uno sciopero ad autunno inoltrato arriverebbe quando i giochi della Legge di Bilancio sarebbero ormai fatti.

Pa. Rep.

Pubblicato il 19 Settembre 2023