Sulla Terra in otto miliardi: il 10% in povertà assoluta

“Se non colmiamo l’abisso tra chi ha e chi non ha, ci troveremo in un mondo forte di otto miliardi di persone dominato da tensioni, sfiducia, crisi e conflitti”: sono parole di Antonio Gutierres, segretario generale delle Nazioni Unite nei giorni in cui il Dipartimento per gli affari economici e sociali dell’ONU certifica che la popolazione mondiale ha raggiunto quota 8 miliardi. L’aumento degli abitanti del pianeta è stato velocissimo: in 50 anni siamo raddoppiati, passando dai 4 miliardi del 1974 alla cifra attuale. Secondo le previsioni degli analisti (confermate da recenti studi dell’Health Statistic Evaluazion dell’università di Washington) ci saranno varie fasi di assestamento della crescita e dopo il picco di 10 miliardi nel 2064, vi sarà un calo fino al 2100 quando vengono previsti 8,7 miliardi di abitanti sulla terra. Il raggiungimento del traguardo degli 8 miliardi di umani sulla Terra “è un’occasione per celebrare le nostre diversità nel riconoscimento di essere un’unica umanità”, ha detto Gutierres, “meravigliamoci per gli sviluppi nel campo della medicina, che hanno aumentato l’aspettativa di vita e ridotto nettamente la mortalità infantile. Insieme alle celebrazioni, è necessario ricordare che è nostra responsabilità prenderci cura del nostro Pianeta e riflettere su cosa possiamo ancora migliorare nel nostro impegno a favore degli altri”.

Si allargano le disuguaglianze
L’aumento demografico non è omogeneo: la crescita avviene in alcune aree specifiche. Oggi Cina e India sono popolate da 1,4 miliardi di persone e grandi numeri ci sono anche in Indonesia, Nigeria, Stati Uniti d’America, Brasile e Pakistan. In futuro la maggiore crescita è prevista in otto Paesi: India, Congo, Egitto, Etiopia, Nigeria, Pakistan, Filippine, Tanzania. La nostra Europa invece registra un costante declino mentre la metà dell’aumento previsto avverrà nelle regioni dell’ Africa subsahariana, con tutto ciò che questo comporta con i problemi di risorse, migrazioni, istruzione.
Degli 8 miliardi attuali oltre il 10% vive in povertà assoluta, ovvero – certifica l’ONU – con meno di 1,25 dollari al giorno. Covid, crisi sanitaria ed economica, super inflazione e crisi del grano dovute alla guerra in Ucraina hanno fatto tornare indietro la lancetta della lotta alla povertà, interrompendo un ciclo lento ma positivo di diminuzione della miseria. Sempre l’ONU prevede che entro la fine di quest’anno altri 90 milioni di poveri assoluti di aggiungeranno ai dati odierni. “Si allargano le disuguaglianze fra la parte del mondo che consuma e spreca molto e la parte più povera sempre più popolata ed esposta a shock di ogni tipo: ecco la vera sfida del presente e del futuro”, dice Eugenio Dacrema, economista del WFP, l’agenzia alimentare delle Nazioni Unite.
La notizia del traguardo degli 8 miliardi è stata data nei giorni in cui era in corso la conferenza sul clima COP27 in Egitto, a Sharm el-Sheikh, conferenza che nel documento finale ha evidenziato la difficoltà dei Paesi ricchi (coloro che sono i maggiori responsabili del riscaldamento globale) e dei Paesi poveri (che pagano maggiormente gli effetti e chiedono aiuto per farvi fronte) a trovare una soluzione per una significativa riduzione delle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane.

I grandi inquinatori
La crescita della popolazione è direttamente connessa con i cambiamenti climatici, sempre più pericolosi, con conseguente crescita della fame. Per non parlare della pandemia e la guerra in Ucraina che ha riscontri negativi in tutto il globo. Luca Fraioli, giornalista tra i fondatori di Galileo (primo sito internet di giornalismo scientifico in Italia), qualche giorno fa ha scritto su ‘Repubblica’: “C’è da dire che la maggior parte degli otto miliardi di abitanti della terra lascia sul Pianeta tracce quasi trascurabili. Mentre pochi grandi inquinatori fanno la parte del leone. Gli Usa, per esempio, con il 4% della popolazione mondiale, usano il 17% dell’energia prodotta. Statunitensi, canadesi e australiani hanno una impronta ecologica 200 volte più grande di chi vive nei Paesi più poveri e popolosi. Senza contare quella manciata di miliardari che, secondo uno studio diffuso da Oxfam all’apertura di COP27, realizzano investimenti che generano l’emissione annua di 3 milioni di tonnellate di CO2 pro capite, contro le 2,76 tonnellate di chi appartiene al 90% più povero dell’umanità: un milione di volte in più.

L’ analisi di Coldiretti
Anche Coldiretti ha presentano una analisi della situazione dalla quale emerge che circa 2,3 miliardi di persone nel mondo, il 29,3%, vivono in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave e si stima che 45 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni soffrano di deperimento. Inoltre, 149 milioni presentano deficit di sviluppo a causa di una mancanza cronica di nutrienti essenziali nella loro dieta.
L’aumento della fame non è presente solo nei paesi meno sviluppati, ma è sempre più presente anche in quelli “più ricchi”. Gli accadimenti degli ultimi anni, tra cui anche il caro energia, hanno peggiorato la vita a miliardi di persone.
Le difficoltà alimentari sono aumentate sia nei Paesi di sviluppo che in quelli economicamente più avanzati con la pandemia prima e la crisi energetica poi che hanno richiamato la centralità del cibo e l’importanza, dice Coldiretti, di garantire l’autonomia alimentare in uno scenario globale segnato da distorsioni commerciali, accaparramenti e speculazioni che mettono a rischio gli approvvigionamenti.

La famiglia umana potrà vivere in pace?
Sono le stesse Nazioni Unite a sottolineare come il boom demografico rappresenti una sfida sociale ed economica per il Sud del mondo. I paesi con i più alti tassi di fertilità tendono a essere quelli con il più basso reddito pro capite, facendo sì che la crescita di popolazione si sia concentrata nelle economie più fragili, in larga parte nell’Africa sub-sahariana. Eppure, secondo l’ONU, la causa principale per “l’insostenibilità” non è la crescita della popolazione, ma quella dei redditi. I paesi con i livelli pro capite più elevati di consumo di risorse naturali e di emissioni di CO2 sono quelli con un reddito pro capite maggiore, non quelli dove la popolazione cresce a ritmo più rapido.
Nel messaggio-appello rivolto al G20 di Bali il Segretario Generale dell’ONU ha affermato: “Il nostro mondo sta affrontando il momento più cruciale e precario da generazioni. Le persone vengono colpite da un cambiamento climatico incontrollabile. Entro il 2050 la popolazione mondiale si avvicinerà ai 10 miliardi. L’azione, o l’inazione, determinerà se ogni membro della nostra famiglia umana potrà vivere in modo sostenibile e pacifico su un Pianeta sano”.

Antonio Morandi

Pubblicato il 22 Novembre 2022