Piove, Governo ladro!

“Piove, Governo ladro!”. Si fa per dire, ovvio. Non è colpa del Governo Meloni se in Emilia Romagna in poche ore ha piovuto più che in due mesi. Le colpe del Governo sono piuttosto la cancellazione del reddito di cittadinanza, la flat tax ai liberi professionisti da 80mila euro l’anno, l’Autonomia Differenziata, la linea morbida sull’evasione fiscale, la gestione emergenziale del fenomeno migratorio con connessi deliri sulla “sostituzione etnica”, l’indisponibilità sul salario minimo e sui rinnovi dei contratti pubblici, le promesse infrante su quota 41 per le pensioni. E via così, potrei continuare a lungo.
E’ la ragione per cui dalle tre piazze di Bologna, Milano e Napoli abbiamo chiamato a gran voce lo sciopero generale. Per la Cgil è davvero ora di un cambio di passo, anche da soli, perché con tutta evidenza la Cisl non ha intenzione di fare opposizione sociale ed esclude di proseguire la mobilitazione con lo sciopero. Servono radicalità e coerenza, mai come ora. Ma dobbiamo essere noi i primi a crederci. La spinta dal basso c’è, se la costruiamo. Altrimenti, rischiamo di perdere credibilità, facendoci trascinare e rimandando per mesi uno sciopero già in ritardo.
Detto questo, se l’enorme quantità di pioggia caduta sull’Emilia Romagna non è “colpa” del Governo, veniamo però alle sue “responsabilità”. A partire dal malcelato negazionismo sulla crisi climatica fino ai finanziamenti all’energia fossile e ai mancati impegni sulla transizione energetica, passando dalla criminalizzazione mediatica e per decreto dei movimenti ambientalisti.
Non è criminale gettare vernice lavabile sul portone di un palazzo storico. Lo è, invece, avendo responsabilità di Governo, pensare che la siccità prima e l’alluvione dopo siano maltempo e non invece crisi climatica. Che siano calamità naturali imprevedibili ed emergenziali e che, come in un terremoto, non si possa intervenire sulle cause che le provocano.
Che poi anche un terremoto, nella sua titanica carica distruttrice, non si può controllare ma si può evitare che diventi una tragedia, costruendo case antisismiche. L’altra grande responsabilità dell’alluvione, sia a livello nazionale che locale, è il sistematico disimpegno nella messa in sicurezza del territorio e d’altra parte la frenesia del consumo di suolo e della cementificazione. Emilia Romagna, Veneto, Lombardia sono una tra le zone più cementificate, industrializzate e inquinate del continente.
C’è un limite allo sviluppo incontrollato delle nostre terre. Non si può sfidare la natura e poi piangere sul “fango versato”. Non si possono investire miliardi, come se niente fosse, su una grande opera inutile come il Ponte sullo Stretto di Messina (di nuovo, ignorando un rischio sismico, noto più o meno dai tempi di Scilla e Cariddi). La vera grande opera che serve a questo paese, oltre alla sanità pubblica, è la messa in sicurezza del territorio, la prevenzione dei rischi legati al dissesto idrogeologico, la transizione energetica verso fonti rinnovabili. Altro che nuovi rigassificatori, trivellazioni e ritorno al nucleare.
Aggiungo che invece di incriminare e indignarsi per le iniziative di Ultima Generazione, nessuna della quali ad oggi ha prodotto il benché minimo danno su nessuna opera d’arte, sarebbe il caso che il Governo usasse il pugno di ferro su chi inquina e cementifica, come se non ci fosse un domani. E iniziasse piuttosto a investire sulla conservazione, la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico e archeologico e sulla bellezza paesaggistica del nostro paese, a partire dalle condizioni di ipersfruttamento, precarietà, lavoro nero e gratuito che purtroppo sono la normalità per chi lavora in questi settori.
Eliana Como
Portavoce nazionale Area ‘Le Radici del Sindacato’

Pubblicato il 30 Maggio 2023