I migranti? Un’opportunità, non certo un’emergenza

I compagni e le compagne del documento alternativo “Le radici del sindacato” avevano presentato al Congresso della CGIL un ordine del giorno sulle migrazioni e le tragedie del Mediterraneo, ma, nell’economia di un congresso-talk show, molti argomenti di merito sono stati sacrificati, tra cui questo. Io penso però che i suoi contenuti vadano recuperati, perché sono ancora centrali nel contesto politico sociale del paese e nel dibattito pubblico.
Infatti, il governo Meloni, anche su questo come sul resto, continua a fare coerentemente il contrario di ciò che sarebbe giusto e necessario: ricorre alla decretazione d’urgenza per dichiarare “l’emergenza-immigrazione”, e ci sarebbe quasi da ridere se non fosse tragico.
Sembrava che, dopo tanti anni di strumentalizzazione del tema dell’immigrazione, la destra al governo avesse capito almeno questa semplice verità, e cioè che il fenomeno migratorio è strutturale e duraturo, tutt’altro che un’emergenza. Invece niente da fare: si ricorre ad uno strumento emergenziale che sarà inutile e dannoso, anche perché gli obiettivi che si dà sono sbagliati e velleitari, così come lo sono stati fino ad ora. Basti pensare all’assurdità del “blocco navale” o dei “respingimenti”; altrettanto vale per i “rimpatri” (quelli coatti sono vietati, si possono fare soltanto se volontari ed assistiti o concordati con i Paesi di origine; altrimenti non sono rimpatri, ma “deportazioni”…) o per i “centri di detenzione”: tutte proposte che violano le convenzioni internazionali ed europee.
L’ immigrazione non è un’emergenza, ma è una priorità; e la priorità è proprio uscire dall’emergenza per costruire un sistema d’accoglienza che garantisca il diritto di asilo ed eviti i morti nel Mediterraneo.
Così recitava infatti il nostro ordine del giorno.
“Il congresso della Cgil, nell’esprimere tutto il suo sdegno e tutto il suo cordoglio per le morti dei migranti sulla spiaggia di Cutro e nel richiedere con determinazione che si faccia chiarezza sulle responsabilità penali, non ha nessun dubbio sulle responsabilità politiche di questo governo e di quelli che lo hanno preceduto, chi più e chi meno, avendo perseguito una politica di contrasto e criminalizzazione dei migranti. Pertanto chiede innanzitutto alla Cgil di assumere il tema-immigrazione come una priorità, e non come un’emergenza; priorità per un cambiamento radicale del quadro normativo, assumendolo in termini vertenziali, per rivendicare diritti e tutele per migranti; che sono persone e lavoratori nei confronti dei quali va affermata una parità di trattamento in termini di accoglienza, protezione, integrazione, diritti sociali e civili, nel pieno e sostanziale rispetto della nostra Costituzione e del diritto internazionale.
Una vertenza nazionale di questa portata, per un sindacato come la CGIL, deve tenersi su tre pilastri:
1) Una piattaforma rivendicativa per a) rivedere il quadro normativo prendendo come base il disegno di legge Amato-Ferrero che fu il frutto di una approfondita istruttoria con le parti sociali; b) costruire un piano nazionale accoglienza con le caratteristiche di una grande azienda di gestione di un pubblico servizio, con un investimento adeguato che in termini economici e di crescita può valere più di 1punto di Pil; c) costruire un sistema di garanzie e protezione umanitaria nell’esercizio del diritto di asilo, che implica una flotta in servizio civile nel Mediterraneo finalizzata al salvataggio ed alla navigazione in sicurezza dei profughi. Con una ripartizione proporzionale non soltanto tra tutti i paesi europei, ma anche tra tutti i comuni italiani; d) programmare i flussi di migranti economici, come strumento di riequilibrio demografico e del mercato del lavoro; e) convertire e potenziare la nostra rete diplomatica, che oggi è tendenzialmente ed inutilmente collocata in Europa, verso i paesi poveri di origine e di transito dei flussi migratori.
2) Tutto ciò va collocato all’interno di un piano di finanziamenti e in un quadro omogeneo di regole, comportamenti e responsabilità, dell’Unione Europea.
3) A partire da noi, occorre dare piena rappresentanza e cittadinanza ai lavoratori e lavoratrici straniere nel sindacato dove sono iscritti e non rappresentati, sia nelle istituzioni politiche sia attraverso il diritto di voto”.
Pietro Soldini

Pubblicato il 24 Aprile 2023