Di Covid-19 ancora si muore, tra errori e sciatteria organizzativa

Tutti a dire che il virus è diventato più buono, ma allora perché ancora tanti morti per Covid 19? Complessivamente i decessi attribuiti al Covid ammontano in Italia a 177mila persone. Una vera strage. E’ vero, la vaccinazione di massa ha ridotto drasticamente le vittime, ma la mortalità attribuita è rimasta comunque a livelli inaccettabili, visti i messaggi rassicuranti che arrivano da più parti. Solo due mesi fa abbiamo assistito ad un nuovo aumento, con un picco massimo di 244 decessi (29 luglio) e a lungo la media si è aggirata intorno ai 100 morti al giorno. E non più tardi di dieci giorni fa si parlava ancora di 93 morti (13 settembre). Nell’ultimo mese la media si è aggirata attorno alle 60 vittime quotidiane1. Come mai, tenendo conto che la scorsa estate eravamo giunti ad un illusorio minimo di 10 morti?

La prima spiegazione è che i decessi siano stati sovrastimati: la famosa polemica della morte “per” o “con” Covid. C’è da restare interdetti nel sentire le dichiarazioni di alcuni famosi virologi e medici, tra cui lo stesso Giuseppe Remuzzi (direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano) che avvalorano candidamente questa ipotesi. È un’affermazione pericolosa, perché mette in dubbio tutta la tragica contabilità dei morti per Covid e dà fiato ai più accesi negazionisti. A questo proposito cosa dicono il ministro Speranza o il direttore dell’ISS Brusaferro? Forse che i loro dati non sono corretti? Ha ragione quindi chi ritiene urgente la costituzione di una commissione scientifica d’inchiesta che analizzi un numero significativo di cartelle cliniche. In realtà alcuni approfondimenti di epidemiologia statistica considerano addirittura sottostimate le cifre della mortalità, per mancata denuncia della malattia, soprattutto per i decessi non ospedalizzati2. La questione è quindi controversa.

La seconda spiegazione è che, ridotta la spinta propulsiva delle vaccinazioni (tuttora fondamentali per evitare il peggio) non sia stata promossa un’efficace campagna di terapia domiciliare. Di questo abbiamo già parlato un anno fa su Progetto Lavoro 3 ma non è che nel frattempo le cure a casa siano migliorate. Ad esempio, solo ora è stato pubblicato uno studio italiano su Lancet che dimostra quello che già si sapeva, cioè che gli antiinfiammatori non steroidei sono efficaci fin dai primi giorni (mentre all’inizio l’ibuprofene non era consigliato).4

La novità è che ora disponiamo di un antivirale di facile impiego per via orale, come ad esempio il Paxlovid, di sicura efficacia per prevenire l’ospedalizzazione e la morte5. Purtroppo, finora è stato scarsamente utilizzato e tuttora rappresenta un colpevole esempio di inefficienza sanitaria. Da quando ne è stato autorizzato l’uso (febbraio di quest’anno) sono stati prescritti soltanto 63.461 cicli terapeutici, mentre l’acquisto in Italia è stato di 600mila trattamenti6. Quindi in quasi 8 mesi è stato utilizzato poco più del 10%, mentre oltre 500mila dosi giacciono ancora inutilizzate nei magazzini italiani. Un esempio di sciatteria organizzativa: il malato a casa è quasi sempre abbandonato a se stesso; i medici di medicina generale sono poco sensibilizzati sull’uso dell’antivirale pur essendo deputati alla compilazione del piano terapeutico; la diagnosi del Covid è spesso tardiva per la difficoltà di accesso ai tamponi da parte del malato, mentre il ritardo può essere fatale perché il Paxlovid è più efficace se somministrato nei primi tre giorni della malattia.

Quindi gran parte delle confezioni finiranno scadute? Molto probabile, come già avvenuto per i vaccini con centinaia di migliaia di dosi in scadenza “donate” ai paesi in via di sviluppo.  E così anche con l’antivirale abbiamo anticipato milioni di euro alla Pfizer, la stessa big pharma del vaccino, che con il Paxlovid guadagna cifre astronomiche. Pare che ogni confezione costi 700 euro, ma altri particolari non sono noti perché il generalissimo Figliuolo già in marzo aveva dichiarato che anche questo contratto con Pfizer restava secretato. La secretazione dei contratti vaccinali e farmacologici ha inflitto un duro colpo alla trasparenza e alla credibilità delle istituzioni sanitarie, alimentando il clima di sospetto dei cittadini nei confronti delle autorità pubbliche che appaiono sempre più colluse con gli interessi economici delle grandi industrie private.

Va detto che la stessa campagna vaccinale è stata condotta in maniera scadente, con servizi vaccinali troppo centralizzati e USCA insufficienti. E’ mancata una capillare campagna iniziale, anche casa per casa, nei confronti dell’unico target utile: la popolazione anziana (solo l’1,3% dei pazienti con età inferiore a 50 anni sono deceduti di SARS Covid197). Si è inseguito l’obiettivo sbagliato dell’immunità di gregge, utilizzando tardivamente e in maniera velleitaria l’obbligatorietà, con scarsa attenzione agli effetti collaterali.

Molti colpevoli errori, che avrebbero potuto risparmiare numerose vite.

Dobbiamo allora chiederci se in questi due anni sia valsa la pena criminalizzare i no vax alimentando una vera e propria guerra civile, escludendoli dal lavoro (e per il periodo, dai diritti maturati), proponendo addirittura di far pagare loro il ricovero in ospedale (addio SSN universalistico!), considerandoli come untori della moderna peste, non distinguendo tra una minoranza contraria a priori da una maggioranza confusa e preoccupata per gli effetti collaterali, disorientata da scienziati arroganti e spesso in contraddizione tra di loro.8 Probabilmente non ne valeva la pena e ora l’ennesima variante si fa beffe dei dispositivi medico-sanitari, tanto che il potere politico ha già mollato ogni presidio in nome della “convivenza”(?!) con il virus. Per difendere l’economia, naturalmente: e che la prevenzione vada a farsi benedire.

Sullo sfondo resta la mancanza di personale sanitario e il progressivo depauperamento del SSN. Le risorse sono insufficienti e il Fondo Sanitario Nazionale rimane sottofinanziato, nonostante l’aumento gonfiato degli ultimi due anni con i fondi del PNRR.

Nel frattempo, per colpa della maggioranza delle forze politiche, si è deciso di destinare 14 miliardi per le spese militare su ordine della NATO e di Biden (e prima ancora di Trump), sottraendoli al welfare socio-sanitario. E’ stata una scelta scellerata contro gli operatori della salute (che aspettano ancora i modesti aumenti contrattuali scaduti da quasi tre anni) e contro i cittadini che si ammalano di Covid e continuano a morire.

Pierpaolo Brovedani

  1. https://coronavirus.gimbe.org/

Pubblicato il 27 Settembre 2022