Adriano Sgrò: la sfida per la Cgil? “Un programma sociale e politico di sinistra”

Archiviato l’esito delle urne, sta per essere varato il governo più di destra di sempre, dal Dopoguerra ad oggi. Con Adriano Sgrò, Coordinatore nazionale di ‘Democrazia e Lavoro’ Cgil, abbiamo ragionato a tutto campo, partendo dai risultati del voto del 25 settembre e andando ovviamente oltre. Quali scenari si aprono in ambito politico-sociale e nel contesto internazionale, considerando che la Terza Guerra Mondiale non appare più come una prospettiva fantasiosa? “Innanzitutto – osserva Adriano Sgrò – la recente tornata elettorale ci consegna un quadro su cui, come Cgil, dobbiamo riflettere con grande attenzione, tenendo ben conto che il corpo dei nostri rappresentati si è orientato, nella sua scelta elettorale, anche verso partiti i cui riferimenti di carattere programmatico e valoriale sono diametralmente opposti ai nostri”. Purtroppo non è una novità. Sì, ma quanto accaduto si è verificato in maniera diversa e più accentuata rispetto al recente passato. Ora non si tratta, come Cgil, semplicemente di quantificare il quadro di autonomia dalle istituzioni, ma di comprendere l’impatto che alla lunga può determinarsi nei processi organizzativi e politici della nostra Organizzazione. Cercando anche di capire se il riflesso di queste elezioni possa essere accettato in maniera passiva. Difficilmente potrà accadere. Che fare, dunque? Cominciamo con affinare l’analisi, per quanto possibile. Il rischio, apparso anche nel recente dibattito, è che si accetti come immodificabile l’orientamento politico della società, e di conseguenza degli iscritti alla Cgil, e che si debba praticare una proposta indifferenziata sul piano politico e tutta orientata ai bisogni contingenti; non credo ci si debba muovere in questi termini. Questa materia attiene comunque alla struttura dei valori della Cgil ed è sicuramente ben prevista sia dallo Statuto sia dalla prassi della nostra vita associativa. Se affiniamo l’analisi, non possiamo non partire dallo stato di salute post-elettorale del microcosmo progressista, variamente inteso… Nelle prossime settimane la complessità delle vicende politiche – il travaglio annunciato nel congresso del Partito Democratico, un nuovo ruolo assunto dal Movimento Cinque Stelle e il ritorno in Parlamento di una forza ambientalista, seppure con presenza ancora inferiore alle necessità – creeranno nel Paese il bisogno di un’agenda di carattere sociale, che sia però attenta alla questione politica più generale. Per queste ragioni, la manifestazione dell’8 di ottobre può essere considerata un primo segnale di mobilitazione sui temi sociali e della lotta contro il razzismo e le tendenze neofasciste. Mi pare una buona traccia su cui dispiegare le nostre energie nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Energie che andranno divise tra le politiche rivendicative rivolte all’esterno e agli sforzi in vista del Congresso Cgil all’interno. Il Congresso può ovviamente aiutare a connettere i due aspetti, perché dovrebbe servire, grazie alle Assemblee, a rielaborare una nuova richiesta di interventi di carattere sociale contro la povertà, per ridurre le disuguaglianze, per aumentare l’occupazione, per rinnovare i contratti di lavoro. Le destre italiane, fino ad oggi, si sono prima ammantate di un’impostazione populistica, per poi concretizzare politiche del tutto votate agli interessi di banche ed imprese. Dobbiamo quindi dare continuità alla nostra iniziativa, svelare da subito i contenuti della prossima Legge di Bilancio e, comprendendo il carattere della stessa, mobilitare l’intero Paese con scioperi e manifestazioni a sostegno delle nostre proposte. Accanto al versante della politica economica italiana si sentono spirare, sempre più forti, i venti di guerra planetaria. Qual è la tua analisi a riguardo? Sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina ho sostenuto, in Cgil, che dovessimo avviare una forte iniziativa sui temi del disarmo e per l’apertura di un negoziato internazionale sulla pace. Nel nostro Documento congressuale, “Le radici del sindacato”, abbiamo contribuito a denunciare la presenza nel mondo di oltre 50 conflitti sanguinosi ancora in corso. Non possiamo quindi farci sommergere da certa ipocrisia informativa, che rimuove sofferenze e tragedie di cui si macchiano numerosi governi. Finalmente sembra alle viste una mobilitazione per la pace… Abbiamo l’assoluta necessità di partecipare, anche attraverso la nostra adesione, alla prossima manifestazione per la pace che si terrà a Napoli il 28 ottobre: non possiamo non appoggiare questa iniziativa, cui ha aderito immediatamente l’ANPI. E dovremo sostenere qualunque altro appuntamento che ci consenta di gridare a gran voce il nostro “no” alla guerra e all’escalation militare globale.

Pubblicato il 16 Ottobre 2022