Società partecipate: focus su Napoli e sulla Regione

Seconda parte del contributo a cura dei compagni dall’Area ‘Le Radici del Sindacato’ della Campania

Questa parte del presente contributo ha lo scopo di verificare/integrare quanto affermato a livello più generale nello scritto pubblicato sul numero 5/2025 di ‘Progetto Lavoro’, soffermandoci brevemente sulla situazione campana e, successivamente, su un grande Comune come quello napoletano.

La Campania è una delle Regioni dove il nesso tra risanamento liberista della finanza locale e ridimensionamento delle Partecipate è particolarmente forte: su 551 Comuni ben 293, equivalenti al 53%, sono stati/sono in criticità finanziaria, e su 333 Società Partecipate censite ben 130 sono quelle inattive o in procedura concorsuale o in liquidazione, e proprio per quanto riguarda quest’ultima fattispecie, con 75 Società in liquidazione è la prima a livello nazionale.

Rispetto alla dimensione delle Partecipate campane un orientamento si ottiene dall’analisi condotta dal citato Osservatorio italiano sulle Partecipate pubbliche che ha estrapolato il dato nazionale riguardante le Aziende delle Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni con più di 50.000 abitanti e proprio in base a questo criterio, risultano 23 Società di grandi dimensioni, 16 di medie dimensioni e 10 di piccole dimensioni1, il dato campano riflette sostanzialmente la suddivisione tipologica delle Partecipate meridionali che – a differenza delle ripartizioni del Centro e del Nord dove la categoria più numerosa è quella delle Società di piccole dimensioni – vede una prevalenza di quelle di maggiori dimensioni.

Ciò è una conferma di quanto affermato nel paragrafo precedente sulla maggior incidenza dei processi di razionalizzazione anche attraverso un più elevato numero di fusioni che certamente hanno influito sulla classe dimensionale.

Un ultimo elemento per completare una fotografia, seppur parziale, delle Partecipate campane è dato dal valore medio della produzione qui, per esempio,  prendiamo solo quello delle Società di grandi dimensioni: è di € 183.544 (in migliaia) ed è il più elevato delle corrispondenti Partecipate di grandi dimensioni delle altre Regioni meridionali; tuttavia, se si raffronta il dato campano con quello delle grandi Partecipate lombarde – che è di € 681.755 (in migliaia) – si scopre che quest’ultimo è quasi equivalente alla somma dei valori medi della produzione dell’insieme delle otto Regioni meridionali che è di € 709.786 (in migliaia).

Questo è uno dei motivi che spiega l’espansione di alcune multiutility del Nord – a iniziare proprio da quelle lombarde – in vari Enti meridionali nella gestione di servizi pubblici locali.

In altri termini, la “razionalizzazione” delle Partecipate, con il corrispondente arretramento dell’intervento diretto degli Enti locali, è anche uno strumento di concentrazione/centralizzazione del capitale nel campo dei servizi pubblici locali favorendo inevitabilmente le Regioni più forti del Paese e in questo quadro qualsiasi livello di formalizzazione dell’autonomia differenziata non farebbe che accentuare tale

situazione che, tra l’altro, genera un crescente allontanamento dei gestori del servizio dal territorio.

Tuttavia c’è da notare che la progressiva e crescente subordinazione delle aziende pubbliche alla logica di mercato crea una sempre maggiore difficoltà delle fasce più deboli di utenza anche nelle Regioni del Centro-Nord. 

Il caso del Comune di Napoli è un esempio evidente di come sia stato avviato il “processo di razionalizzazione delle proprie partecipazioni indipendentemente dalle norme previste dal Testo Unico  e di come sia stato forte il nesso tra risanamento delle aziende e situazione della finanza dell’Ente proprietario almeno dal 1993 data del dissesto finanziario che vide, tra l’altro, lo scioglimento dell’allora Azienda municipalizzata del latte il cui marchio fu, successivamente, ceduto al gruppo Parmalat realizzando così un’opera di concentrazione/centralizzazione di capitale.

Data la complessità della situazione economico-finanziaria la procedura di dissesto durò ben oltre i termini normativamente previsti e formalmente terminò nel marzo 2006 verso la fine del mandato della prima giunta Iervolino; tuttavia un vero e proprio risanamento non fu mai realizzato, infatti, già nella seconda giunta Iervolino (2006-11) la situazione finanziaria tornò ad aggravarsi sebbene la leva della ristrutturazione delle Partecipate fu una di quelle maggiormente adoperate.

Il nuovo piano giunge nel 2012 in concomitanza con l’adesione al piano di riequilibrio finanziario pluriennaleche, attraverso una successiva riformulazione, conferma il meccanismo di gestione centralizzata del debito sotto sorveglianza della Corte dei conti, fino al 2032.

L’ultima tappa di questo nesso tra risanamento della finanza dell’Ente proprietario e razionalizzazione delle Partecipate è il “Patto per Napoli” che, a livello di Movimento abbiamo ribattezzato “Pacco” per Napoli firmato nel marzo 2022 tra l’allora Presidente del Consiglio Mario Draghi e l’attuale Sindaco Gaetano Manfredi.

Si tratta di un accordo con i medesimi criteri della troika europea dove si hanno soldi in cambio di svendita del patrimonio, privatizzazione dei servizi, aumento dei tributi; in questo caso la durata è fino al 2042, per cui, indipendentemente dalle giunte che si succederanno c’è una sorta di “pilota automatico” che prevede scadenze e “riforme” il cui monitoraggio è affidato alla Commissione per la stabilità finanziaria che in caso di verifiche negative semestrali ne fa segnalazione alla Sezione regionale di controllo e ciò può determinare la sospensione del contributo statale per la riduzione del debito.

La giunta attualmente in carica è politicamente e culturalmente omogenea con i criteri e i contenuti del Patto/Pacco per Napoli, in ciò segnando una discontinuità con l’esperienza delle due giunte De Magistris (soprattutto con la prima) che, nonostante il doppio assedio finanziario di Regione e Governo ha cercato di resistere e smussare qualche regola particolarmente vessatoria nello scambio tra “aiuto” governativo a ridurre il debito e indebolimento/impoverimento della città sul piano patrimoniale e infrastrutturale.

L’ indirizzo liberista della giunta, del resto, non è nemmeno nascosto: ad esempio, nel Documento Unico di Programmazione (DUP) 2025-27 nel paragrafo relativo alle Partecipate, si afferma che “la modalità di azione sarà informata alla parola d’ordine “Dal fare al regolare”. – Infatti, il modello individuato è quello di un modello orientato, nel medio e lungo periodo, ad una riorganizzazione nella quale l’Amministrazione Comunale si rafforzerà quale “Ente regolatorio”, in sintesi è l’applicazione, a livello locale del passaggio dallo Stato imprenditore allo Stato regolatore su cui ci siamo brevemente soffermati nel paragrafo precedente di questo contributo.

L’ impostazione accennata nel vigente DUP è perseguita sia continuando ad indebolire il patrimonio delle Partecipate come, ad esempio, la vendita di alcuni compendi immobiliari della Società del trasporto locale (ANM) sia proseguendo nello smantellamento della presenza comunale nell’assetto infrastrutturale come dimostrano  l’alienazione pressochè totale della partecipazione nella Società Gestione dei servizi aereoportuali di Capodichino (GESAC), la conferma della vendita della rete del gas e sia svuotando dall’interno alcune Partecipate come  Napoli Servizi dove le poche righe contenute nel citato DUP,  al momento abbastanza fumose facendo riferimento alla costituzione di una nuova Società per la gestione e valorizzazione del patrimonio immobiliare col rischio di disperdere l’esperienza accumulata dai lavoratori dopo l’internalizzazione della gestione del patrimonio immobiliare.

Sul punto pensiamo che sia preferibile investire nel miglioramento della formazione dei dipendenti o, in subordine, utilizzare degli spiragli assunzionali previsti nella normativa del Patto/Pacco per Napoli dove è possibile assumere personale non dirigenziale con specifici profili professionali per la gestione e valorizzazione del patrimonio del resto, rispetto all’attuale fumosità degli indirizzi dell’Amministrazione, la Sezione Regionale di controllo della Corte dei conti per la Campania in un caso simile ha, invece, dato  indicazioni abbastanza chiare.2

L’unica e parziale eccezione, tutta da verificare, rispetto ad un quadro di depotenziamento delle Partecipate sembrano essere gli indirizzi riguardanti l’Azienda Servizi Igiene Ambientale (ASIA) dove si può leggere che il Comune ha intenzione di “agevolarne lo sviluppo infrastrutturale e industriale nell’ottica della crescita dimensionale e dell’acquisto di nuovi servizi in prospettiva sovracomunale”. Chiaramente per una valutazione dei succitati indirizzi, anche in questo caso, occorrerà attendere il nuovo piano di riordino delle Partecipate che l’Assessore al bilancio si è impegnato a presentare nel mese di giugno. 

Rispetto alla situazione economico-finanziaria delle Aziende il quadro è ben diverso sia da quello dei tempi del dissesto finanziario e sia, più recentemente, all’avvio nel 2012-13 dell’avvio del piano di riequilibrio perché le maggiori Partecipate dell’Ente non sono più in perdita ma, in alcuni casi, hanno attivi di una certa consistenza.

Questo è il risultato dell’incidenza dei processi di riordino che oggi su 13 Aziende ne vede ben 5 in liquidazione e 2 in procedura concorsuale; quindi, il Comune capoluogo regionale non fa per nulla eccezione alla tendenza analizzata in precedenza sulle sensibili conseguenze dei processi in esame nelle Partecipate meridionali.

Un caso, invece, di Partecipata in attivo è quello dell’Azienda Speciale Acqua Bene Comune (ABC) l’unica attuazione in un grande Comune della volontà popolare del referendum del 2011.

Tuttavia nonostante l’attivo di bilancio l’attuale giunta, di chiaro orientamento liberista, nel Documento Unico di Programmazione 2025-27 pensa alla “più adeguata forma giuridica per ABC Azienda Speciale anche in riferimento a quanto previsto dall’art. 14, co.1, lett. d) del dlgs n.201/2022 in base al quale la facoltà di gestione dei servizi pubblici locali attraverso le Aziende Speciali è limitata ai servizi diversi da quelli a rete”

In altri termini c’è la volontà di trasformare nuovamente in Spa l’Azienda Speciale, com’era in passato; noi, invece, pensiamo che le motivazioni alla base dell’affidamento del Servizio Idrico Integrato per l’Ambito Distrettuale di Napoli città ad ABC siano tuttora valide ad iniziare dalle delibere dell’Ente Idrico Campano (EIC) che anche in recenti relazioni ha ribadito i vantaggi dell’affidamento all’Azienda Speciale.

Più specificamente, noi pensiamo che la norma di riferimento sia diversa pur essendo quello di ABC un servizio a rete in quanto l’art. 33 del citato d-lgs 201/2022, riguardante norme di coordinamento in materia di servizio idrico integrato, a proposito dell’ “organizzazione territoriale del S.I.I.”, citando una disposizione del codice dell’ambiente, fa salve “le gestioni del servizio idrico in forma autonoma esistenti, nei Comuni che presentano contestualmente le seguenti caratteristiche: approvvigionamento idrico da fonti qualitativamente pregiate…; utilizzo efficiente della risorsa idrica e tutela del corpo idrico”, circostanze che ricorrono nel caso di ABC.

Qualora la giunta Manfredi, invece, voglia procedere nel cambiamento della forma gestionale, noi pensiamo che occorra chiamare alla mobilitazione la cittadinanza utilizzando anche gli strumenti di partecipazione previsti dallo statuto comunale.

“Appunti sindacali” per valorizzare il LAVORO fuori PATTO

Lo scenario d’Austerità sinora descritto ha avuto,  e continuerà ad avere,  inevitabili ricadute su lavoro e salario: nei fatti le politiche di contrattazione aziendale e salariale, così come per l’aspetto occupazionale (ASSUNZIONI) sono soffocate da miopi veti della proprietà Comune di Napoli, rendendo vani e per nulla esigibili gli sforzi delle Rsu che magari riescono a strappare utili accordi per migliorare condizioni di lavoro, anche alla luce di sforzi “emergenziali” come potrebbero essere considerati, solo come esempio, quelli fatti nelle varie progettualità del PNRR o altri  finanziamenti che vanno oltre la doverosa garanzia del servizio reso all’utenza.

Alla luce di questo contesto come Radici del Sindacato Campania avanziamo alcune proposte che dovrebbero esser colte con maggiore convinzione e radicalità da tutto il movimento sindacale:

  • superamento della delibera 27 – 2017 (giunta De Magistris), nei fatti una spada di damocle presente ad ogni trattativa sindacale nelle varie partecipate, e che si esplicita con la rigida posizione di contenimento del costo del lavoro e di blocco o rinvio di impiego di nuove risorse anche per il naturale Turn Over di lavoratori e lavoratrici che vanno in pensione. L’attuale giunta Manfredi maschera tali criticità ed ai fragili tentativi arrivati da consiglieri e organizzazioni sindacali ha sempre mantenuto fedeltà alla linea dell’Austerità.
  • Contrattazione di Filiera nelle Partecipate: come ben sappiamo il ricorso alle esternalizzazioni e all’appalto di alcune attività, spesso è funzionale anche ad abbattere il costo del lavoro o a scaricare ad altri la responsabilità degli oneri di Sicurezza (4′ quesito Referendum Cgil).  Ebbene considerato che nel Luglio ’24 la giunta Manfredi ha votato un Odg di indirizzo circa l’applicazione del salario minimo a 9 euro (nel momento in cui scriviamo ci risulta ancora non applicato), pensiamo che il riscontro di “questa buona intenzione” debba trovarsi nel rivendicare l’estensione del Contratto di Settore di ogni singola Partecipata (trasporto, idrico, igiene urbana, etc.) ai lavoratori e le lavoratrici impiegati in attività esternalizzate, anche se solo per il periodo alla prestazione. Così facendo si verrebbe a creare una filiera virtuosa che a partire dai servizi pubblici, si caratterizzi non sulla compressione del costo del lavoro, ma bensì sulla riduzione della precarietà del Lavoro.

Area ‘Le Radici del Sindacato’ CGIL Campania

(il precedente contributo sul tema delle Società partecipate pubbliche, a cura degli stessi autori, è stato pubblicato sul n. 5/2025 di ‘Progetto Lavoro’)

Pubblicato il 30 Aprile 2025