Quelli che oscurano il 25 Aprile (e anche il Primo Maggio)
L’anno scorso la premier convocò il Consiglio dei Ministri proprio il giorno della Festa dei Lavoratori, per decidere di respingere la proposta del sindacato sul salario minimo
Sono passati veloci, questi 80 anni, da quella primavera del 1945, in cui i partigiani liberarono l’Italia dalla dittatura fascista. La stessa primavera in cui una coalizione militare intercontinentale, non occidentale, sconfiggeva la Germania nazista e metteva fine alla seconda guerra mondiale, la guerra più terribile ed orribile di tutti i tempi, con i suoi oltre 60 milioni di morti, lo sterminio degli Ebrei, dei Rom e l’approssimazione più avanzata di un potere dispotico assoluto di dominio sul genere umano e sulla terra.
Abbiamo scritto “non occidentale” perché i cosiddetti “alleati”, nella semplificazione-manipolazione della storia, vengono denominati “occidente”, ma non è vero. Perché nulla di più occidentale era proprio il nazismo ed il fascismo, nati e sviluppatisi proprio nel cuore dell’Europa. E, soprattutto: se in quella coalizione alleata contro il nazismo non ci fosse stata l’URSS, chissà come sarebbe potuta finire…
Ecco perché è molto più corretto parlare di “coalizione intercontinentale”.
Del resto, anche nella coalizione militare nazifascista c’era un po’ di oriente con l’alleato giapponese che combatteva a fianco di Hitler e Mussolini, che ha sperimentato la catastrofe nucleare, per non farci mancare niente.
Anche la celebrazione di questi “Ottanta anni di libertà” rischia di essere una semplificazione che ci fa scivolare via il tempo in una falsa retorica della storia.
Cerchiamo di spiegarci meglio. Quanto tempo era passato da quella primavera del 1945, quando nel 1946 veniva fondato il MSI con il suo simbolo che richiamava esplicitamente gli aderenti alla Repubblica di Salò? Con a capo il repubblichino irriducibile, Giorgio Almirante, si presentava regolarmente alle elezioni politiche e rientrava in Parlamento. Altro che processi o divieti di ricostituzione del Partito Fascista… ma neanche una temporanea interdizione dai pubblici Uffici o cariche istituzionali.
Quanto tempo era passato dalla primavera di liberazione quando nel 1947, dopo aver collaborato alla scrittura della Costituzione più bella del mondo, i comunisti ed i socialisti, così “egemoni” da aver preso “prigioniero l’Antifascismo” (secondo le affermazioni di La Russa) furono estromessi dal governo per obbedire ad un ordine americano ai primordi dell’atlantismo anticomunista, valido fino ai giorni nostri?
Quanto tempo era passato, nel luglio del 1948, quando un giovane neofascista sparò a Togliatti ed il popolo comunista, diede prova, nella protesta, di un’esemplare sobrietà? Togliatti, colpito gravemente, sopravvisse, ma la polizia di Scelba fece circa 30 morti e oltre cento feriti sulle piazze e davanti alle fabbriche occupate.
Come era successo che molti Podestà fascisti, i più meritevoli e preparati picchiatori, erano passati a dirigere la polizia ed alcuni erano diventati prefetti nell’Italia liberata?
Pochi giorni dopo il 25 aprile del 1945, sulla scia dei festeggiamenti per la Liberazione, si rifesteggiò il Primo Maggio, la festa del lavoro che era stata vietata durante il ventennio. Fu una festa spontanea senza i crismi della istituzionalità, che è arrivata più lentamente, con passo lento e sobrio, soltanto nel 1949.
Dopo che nel Primo Maggio del 1947, quando ancora la festa dei lavoratori era lasciata allo spontaneismo sindacale e non era ancora festa nazionale e rossa sul calendario, fu rossa di sangue in piazza. Quando spararono contro i braccianti a Portella della Ginestra, proprio durante il comizio sindacale: una strage compiuta dalla banda del bandito Giuliano, ma la matrice? Sono passati 78 anni, ma c’è ancora il segreto di Stato.
Quanti anni erano passati nel 1953 quando il governo presentò la famosa “legge Truffa” per blindare i governi DC con un super premio di maggioranza?
C’è voluta una forte rivolta popolare guidata dal PCI per farla ritirare, mentre la polizia di Scelba continuava a reprimere le lotte operaie e bracciantili. Finché, di lì a qualche anno (1960), giunse la successiva mossa del governo Tambroni per blindare la sua maggioranza, che chiese (e ricevette), il sostegno proprio del MSI. Con gli ex fascisti che tornarono addirittura nell’area di governo ad appena 15 anni dalla liberazione.
Quanti anni erano passati dalla liberazione, quando si represse il biennio rosso degli studenti e degli operai nel 1968-69, con la stagione delle stragi e del tentato colpo di Stato, con Gladio ed i servizi segreti deviati, con gli anni di piombo e la strategia della tensione? Decine di stragi con centinaia di morti e migliaia di attentati, tutti con una chiara matrice neofascista, quasi tutte rimaste impunite se non negli esecutori, sicuramente nei mandanti.
Oggi non c’è più il MSI, c’è stata la svolta di Fiuggi con Alleanza Nazionale, e poi ancora un partito completamente nuovo, anche generazionalmente, che si chiama Fratelli d’Italia. Ma c’è un particolare che si omette per disonestà politica: FdI non nasce in continuità, ma contro la svolta di Fiuggi, recuperando identità, rinnovamento generazionale e proprio tutto il quadro dirigente dalle organizzazioni neofasciste degli anni 70, dalle quali Fini aveva preso le distanze. Dunque è necessario contrastare una lettura superficiale e fuorviante, come se avessimo avuto 80 anni di antifascismo; per non dire della versione ancora più falsa, agitata da chi dice di non potersi sentire “antifascista” perché questo antifascismo sarebbe stato monopolizzato, addirittura imprigionato, dalla sinistra.
Si tratta di un’affermazione, oltre che falsa, paradossale e caricaturale. In quanto la sinistra avrebbe occupato l’antifascismo mentre i neofascisti hanno occupato lo Stato.
Io non mi ostinerei a chiedere alla Meloni di dichiararsi antifascista: se un giorno o l’altro arrivasse a dirlo, bisognerebbe tacciarla di essere bugiarda ed opportunista.
Lei è molto più credibile come “fascista”, soprattutto quando si esibisce in un comportamento tipico: quello della provocazione. Questo è il governo delle provocazioni, sistematiche e scientifiche che, se avesse voluto liberare l’antifascismo dalla morsa della sinistra, avrebbe, per tempo, convocato un Consiglio dei Ministri con all’ordine del giorno uno stanziamento straordinario per la celebrazione dell’ottantesimo dalla liberazione, con un programma istituzionale forte e robusto. Invece, anche per quest’anno ha organizzato una fuga altrove in Uzbekistan. Mentre nel frattempo sono state protette tutte le celebrazioni fasciste da Dongo ad Acca Larentia, a Predappio, dove sono stati onorati i morti fascisti con la massima solennità, sono state istituite nuove giornate di celebrazione di martiri fascisti, distribuite cittadinanze onorarie a gerarchi, cambiate le toponomastiche delle città, dedicati francobolli, statue e busti, intitolate opere ed onorificenze, dirottate risorse, finanziati progetti ed associazioni alternative all’Anpi.
Così come sono state assaltate e vandalizzate le sedi della CGIL o stravolti i programmi scolastici con l’obbiettivo di una vera e propria rieducazione fascista alla cultura della guerra della Patria, della famiglia e del Dio Oppiaceo, non quello evangelico di Papa Francesco.
Viene riscritto il calendario delle celebrazioni istituzionali, vengono create sovrapposizioni.
Vengono licenziati decreti liberticidi che inventano reati e inaspriscono pene per criminalizzare e disarmare il dissenso: provvedimenti fascisti che sono molto più espliciti e tangibili di qualsiasi immaginazione. Sul Decreto Sicurezza c’è addirittura una norma che autorizza e scuda i Servizi segreti, nel dirigere ed addirittura costituire organizzazioni eversive e terroristiche se questa attività e eversiva è finalizzata ad un non meglio definito interesse pubblico. I servizi segreti hanno purtroppo sempre operato in questo modo, infiltrando e orientando organizzazioni eversive e terroristiche, persino le BR, ma sempre con un margine di rischio di essere scoperti e denunciati come mele marce e servizi deviati (per esempio, la P2). Adesso, con questo decreto, sarà un’attività consentita, un compito d’istituto che non potrà essere indagato e giustiziato dalla magistratura.
A proposito di provocazioni, ricordiamo quella recente su Altiero Spinelli, che, secondo la Meloni, si poteva bollare quasi di ridicolo o di pubblico ludibrio perché si poneva il problema di limitare la proprietà privata. Invece Spinelli ed il manifesto di Ventotene andrebbero recuperati proprio per le proposte di merito, per rendersi conto che oggi avremmo bisogno di un’Europa unita in un unico Stato federale sovrano, in grado anche di limitare la proprietà privata, di dettare regole e prerogative del pubblico rispetto al privato, di considerare dei beni e servizi pubblici inibiti al privato ed al profit.
Quando pensa di deportare gli immigrati in Albania forzando le norme internazionali ed europee sul diritto di asilo ed il diritto del mare, la premier compie una provocazione sapendo che molta Europa “ci casca dentro”. Sotto attacco non c’è soltanto il 25 aprile ma anche il 1° Maggio. La provocazione dello scorso anno è stata eclatante: voi fate festa, noi lavoriamo, e convocò il consiglio dei ministri proprio quel giorno, per decidere di respingere la proposta del sindacato sul salario minimo. Infatti, a distanza di un anno, i dati dicono che il 9% dei lavoratori ha un salario così minimo da risultare sotto la soglia di povertà.
Quest’anno la morte di Papa Bergoglio le ha dato la possibilità di un’ulteriore provocazione e di un ultimo sgarbo al Papa della pace, della giustizia sociale e della liberazione degli oppressi: cinque giorni di lutto nazionale per silenziare il 25 aprile, con un invito alla sobrietà che più provocatorio non poteva essere.
Una fornaia di Ascoli Piceno, Lorenza Roiati, è stata identificata per due volte dalla polizia perché ha esposto un lenzuolo che inneggia al 25 aprile: chissà se la stessa polizia sta cercando d’identificare coloro che hanno esposto lo striscione fascista che insulta la fornaia antifascista…
Il sindaco di Cesena ha annullato il concerto per la festa di liberazione perché in concomitanza con il lutto nazionale e la messa in cattedrale. Il sindaco di Brisighella ha vietato all’Anpi di intervenire durante la manifestazione per il 25 aprile. Il sindaco di Orbetello ha multato l’Anpi per occupazione del suolo pubblico durante la festa di liberazione.
Lidia Mangani, dirigente scolastica, fermata ed identificata durante la manifestazione per la liberazione, perché indossava una kefia.
La direttrice del Cimitero Acattolico di Roma ha impedito bandiere e drappi rossi nella visita alla tomba di Antonio Gramsci, perché il rosso è “divisivo” e non è sufficientemente sobrio. Mentre tutto il carrozzone mediatico, con un’enfasi tutt’altro che sobria, ha trasformato il funerale di Papa Francesco in una grande parata dei cosiddetti “grandi della terra”.
Lorenza Roiati aveva scritto sullo striscione: “Buono come il pane, bello come l’antifascismo”: quale sarebbe la parola incriminata? Avrebbe forse dovuto scrivere “sobrio” invece che “bello”?
Pietro Soldini
Pubblicato il 30 Aprile 2025